Da soli alla deriva in un mondo di giganti. L’ultima follia dei catalani

L’affare catalano si allarga e si imbroglia. Il parlamento catalano ha appena approvato l’indipendenza della regione e la nascita della repubblica catalana. Che senso abbia tutto questo non è chiaro. Nei giorni scorsi il governo di Madrid aveva fatto chiaramente capire che non avrebbe mai tollerato una mossa del genere. E ha minacciato di ricorrere agli strumenti necessari per spegnere la ribellione, arrivando a commissariare il parlamento catalano.

Nel mondo, o almeno in Europa, non c’è nessuno disposto a riconoscere la nuova entità governativa appena proclamata. Le aziende e le banche stanno fuggendo dalla Catalogna come se avessero il fuoco alle calcagna. In base ai trattati non si sa nemmeno su quale moneta potrebbe contare il nuovo Stato.

Per continuare a usare l’euro dovrebbero prima far domanda e essere accettato nell’Unione europea, che però non ha alcuna intenzione di riconoscerlo.

Inoltre, la reazione di Madrid sembra più che ferma. Non è escluso che nei prossimi giorni i dirigenti catalani vengano addirittura arrestati, processati e condannati a lunghe detenzioni.

Ma, anche ammettendo che invece alla fine la ribellione catalana dovesse avere successo, dove vogliono andare questi indipendentisti? L’esempio dell’Inghilterra (Brexit) dovrebbe aver insegnato a tutti che queste mosse “sovraniste” non pagano. Questo è tempo di grandi aggregati e di grande ragionevolezza.

Già oggi la Catalogna si ritrova con industria e finanza notevolmente colpite dalle fughe. Più la ribellione va avanti e si fa dura, più le imprese sceglieranno di andarsene. Nessuno vuole rimanere dentro una repubblichetta dal futuro incerto e quasi certamente destinato a finire molto presto, legata da non si sa bene quali trattati (probabilmente nessuno) con le grandi entità del commercio mondiale (Europa, Cina, America).

Il tutto, in sostanza, appare molto insensato e privo di qualsiasi logica.

Infatti fino a qualche giorno fa si riteneva che i catalani oltranzisti tenessero il piede sull’acceleratore della rivolta per ottenere da Madrid una più larga indipendenza. Oggi si è scoperto invece che il loro piano era quello di rompere con Madrid.

E si torna alla domanda che non ha per il  momento alcuna risposta: rompere per andare dove? Per collocarsi in quale spazio economico e politico?

Il tutto, in definitiva, ha l’aria di essere una pura ribellione senza alcun disegno politico decente alle spalle. E, probabilmente, non è nemmeno un segnale di disagio per la costruzione europea. L’Europa ha i suoi problemi, ma non sono questi.

Semmai sono le regioni ricche (come la Catalogna, e la Lombardia e il Veneto) che sono un po’ stanche di lavorare anche per il resto della popolazione. Ma ovunque si discute e si tratta. Nessuno proclama repubbliche indipendenti, catalani a parte.

Giuseppe Turani
Informazioni su Giuseppe Turani 56 Articoli
Giornalista economico e Direttore di "Uomini & Business". E' stato vice direttore de L'Espresso e di Affari e Finanza, supplemento economico de La Repubblica. Dal 1990 al 1992 è editorialista del Corriere della Sera, del mensile Capital e dei settimanali L'Europeo e Il Mondo. Ha scritto 32 libri.

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