Tassa di soggiorno: l’Italia si adegua al resto del mondo

Nell’aria cresce odor di primavera mentre i turisti si affacciano copiosi nelle città d’arte del Bel Paese. Prima di tutte Roma, caput mundi, regina dell’Impero Romano e culla di tutte le culture e del cristianesimo. Quest’anno però per i vacanzieri d’oltralpe c’è una sorpresa che non sarà poi tanto gradita: la tassa di soggiorno.

Ebbene si, a partire dal 1° gennaio 2012 è stato introdotto nella città capitolina questo nuovo tributo, che permette a Roma di allinearsi alle altri grandi città europee e internazionali.

Per i giramondo come me, infatti, questa tassa non è affatto sconosciuta, visto che tutte le nazioni che ho visitato, dall’Oriente all’Occidente, la impongono senza remore nei confronti dei turisti. Si tratta di una tassa di entrata e/o uscita da Paese o di una percentuale fissa aggiuntiva sul conto dell’albergo, in base alle notti di permanenza.

Facendo una panoramica internazionale possiamo dire che a New York ci sono due tasse differenti a carico del turista: l’hotel tax pari al 14,75% del conto dell’hotel e la occupacy tax che costa circa 3,5 dollari al giorno.
Anche in Europa ci sono città decisamente care da questo punto di vista: ad Amsterdam il conto dell’hotel viene rincarato del 5%, a Budapest del 3% mentre a Barcellona del 7%. Meno cara Parigi, in cui la tassa di soggiorno varia da 0,20 a 1,50 euro al giorno a seconda della tipologia e del livello dell’alloggio.

In Italia questa novità si presenta come uno dei primi atti del federalismo fiscale e con il solito passo da lumaca, scatenando varie polemiche. Vale la pena ricordare che la tassa di soggiorno nasce da un concetto semplice: i turisti che visitano una città, utilizzano i servizi pubblici come ogni normale cittadino residente. E quindi utilizzano i trasporti pubblici, usufruiscono di fogne, strade, pubblica illuminazione, pesano in proporzione su traffico, pulizia della città e manutenzione. Tutti servizi che hanno un costo, e quindi al turista viene chiesto di dare un piccolo ma significativo contributo per la gestione di tutti questi servizi. Tale tassa peraltro rispetterebbe il principio costituzionale della proporzionalità, facendo pagare in base al livello di lusso della struttura ricettiva.

Per i consumatori e gli operatori del settore turistico si tratta di un provvedimento ingiusto e dannoso che porta solamente a un indebolimento del settore. Il presidente di Confturismo, Bernabo’ Bocca, intervenendo alla Borsa italiana del turismo (Bit), a Milano, ha fatto intendere di avere più di una preoccupazione: “considero il 2011 un anno di convalescenza. Il 2012 dovrebbe essere quello positivo, dipende ovviamente da tutte le strategie che verranno adottate. Non aiuterà di certo la ripresa del turismo la tassa di soggiorno”.

Il ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, ha cercato di rassicurare tutti ricordando che la tassa di soggiorno è qualcosa di facoltativo, i capoluoghi di Provincia, le Unioni dei Comuni piuttosto che i Comuni a vocazione turistica decideranno se applicarla o meno. Quello che il Governo ha voluto tutelare è il fatto che la tassa venga impiegata per fini turistici e quindi nel testo è chiaramente precisato che tutti i proventi della tassa, laddove il sindaco deciderà di istituirla, saranno interamente girati in investimenti di tipo turistico, in diretto sostegno alle strutture ricettive, nonché alla valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale perché possa essere fruito a fini turistici”.

Posso dire – ha concluso il ministro – che nel primo mese in cui la tassa è entrata in vigore a Roma, non ci sono stati comunque contraccolpi sul sistema turistico, anzi ci sono state risorse in più e un overbooking in alcuni momenti”. Secondo dati Eurostat negli alberghi italiani alloggiano turisti per un totale di 238 milioni di notti. Applicando per ogni notte di soggiorno un’imposta media di 2,5 euro, dal turismo i comuni italiani otterrebbero un mega-bonus di 600 milioni di euro.

In particolare a Roma, dove la tassa di soggiorno è stata imposta dalla manovra finanziaria per motivi di bilancio, nel 2012 il bottino ricavato dai turisti potrebbe essere pari 82 milioni di euro. Si tratta di una valanga di denaro fresco che potrebbe migliorare i servizi turistici ed evitare che i nostri beni culturali vadano letteralmente in pezzi, vedasi Domus Aurea e Pompei.

Eppure secondo un sondaggio condotto dal sito di recensioni di viaggio Tripadvisor, se fosse approvata la tassa di soggiorno, il 34% dei turisti tedeschi, spagnoli e inglesi rinuncerebbe a visitare l’Italia. Mi viene però da rispondere: per visitare cosa… visto che le altre nazioni adottano già da tempo questa tassa?

A questo punto credo proprio che sia giusto inserire nel bon ton dei viaggiatori la regola dello scambio di favori: vale a dire che se io vengo da te e pago, anche quando tu vieni da me devi sganciare qualcosina! Non dimentichiamoci poi, che noi italiani quando viaggiamo oltre a pagare le tasse di soggiorno applicate nelle varie nazioni, paghiamo anche una tassa allo stato italiano, si la marca da bollo sul passaporto, vale a dire 40,29 euro l’anno.

Daniela Russo
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Amm. Delegato del Gruppo H2biz.

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