Iso Rivolta: ottant’anni di epopea italiana tra frigo, moto e auto da sogno

Genova, 1939. Ottant’anni fa nasceva la Iso Rivolta, pionieristica fabbrica di automobili e motociclette chiusa per sempre nel 1974. Un’epopea italiana (e anche un po’ americana) che ha visto avvicendarsi molti modelli, alcuni dei quali ancora vivissimi nell’immaginario collettivo: dalla piccola Isetta alle sportive e veloci GT 300, IR 300, IR 340, Grifo, Fidia, Lele e Varedo (quest’ultima rimasta esemplare unico, mai entrata in produzione).

Dagli elettrodomestici … Il primo nome dell’avventura Iso Rivolta è Isothermos, ed è in realtà il nome di una fabbrica di refrigeratori elettrici e caloriferi, acquistata dall’ingegnere Renzo Rivolta nel 1939. Intanto scoppia la guerra, e un bombardamento rade al suolo gran parte degli stabilimenti.

Alle motocliclette. La realtà aziendale viene trasferita a Bresso, alle porte di Milano, con l’intenzione, dopo la fine della guerra, di avviare una produzione di motociclette.

Il museo. Oggi, proprio dove sorgevano gli ex capannoni della fabbrica di Bresso, sta per essere allestito il “Museo Iso Rivolta”, uno spazio espositivo che ripercorrerà le vicende industriali del marchio. Nelle vicinanze, il Comune ha già intitolato una via al modello Isetta.

Gli scooter. Nel 1948 vengono acquisiti i progetti e la catena di montaggio delle Officine Ottavio Quadrio di Milano, dove si costruiva lo scooter Giesse Furetto. Il Furetto viene anche commercializzato col marchio Isothermos (il nome del modello resta invariato), e viene seguito l’anno dopo dallo scooter Iso 125 (detto anche Isoscooter), e nel 1950, dalla Isomoto.

La produzione di auto e moto. Iniziano a consolidarsi i primi successi commerciali, e negli anni escono nuovi modelli. Nel 1952 la ragione sociale viene cambiata in “Iso Autoveicoli S.p.A.”. I dieci anni successivi vedranno la produzione sia di motociclette sia di automobili. Vengono prodotti altri ciclomotori, tra cui l’Iso F150, costruito fino al 1962, l’anno in cui l’impresa si dedicherà solo alle autovetture.

Un imprenditore visionario. Negli anni 50, il concetto di mobilità si evolve fino a rendere inevitabile il passaggio dalle due alle quattro ruote. Dagli stabilimenti Fiat del Lingotto, a Torino, esce la Topolino, il secondo assaggio, dopo la Balilla, di quella che sarà la motorizzazione di massa messa in atto con la 600 e la Nuova 500. In questo scenario di grandi cambiamenti, Renzo Rivolta immagina un mezzo di trasporto ancora più economico delle vetturette torinesi, un prodotto con caratteristiche a metà tra la moto e l’auto.

La Isetta, un colpo di genio. Da queste premesse, nel 1953 (addirittura quattro anni prima della Fiat 500) nasce l’Isetta, che sorprende tutti per la sua insolita forma a uovo e il suo motore, derivato direttamente dall’unità che equipaggiava la Isomoto 200. Persino all’epoca era difficile definirla una macchina vera e propria; somigliava, semmai, a uno scooter con cabina ad accesso frontale, seppur con quattro ruote e due posti veri.

Nessuno è profeta in patria. Gli italiani non capirono l’originalità della Isetta, che fu invece apprezzata dalla BMW: il modello prodotto su licenza in Germania fu un vero successo. L’Isetta fu accolta bene anche in Francia, dove fu commercializzata col marchio Velam, e anche in Sudamerica (celebre la Romi Isetta per il mercato brasiliano). L’Isetta sbarcò anche in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Fu un viaggio intenso, ma piuttosto breve: dopo appena tre anni la Isetta esce di produzione e l’auto che avrebbe dovuto sostituirla, la Iso 400, non supererà mai lo stadio di prototipo.

Sotto con le granturismo ad alte prestazioni.
L’azienda cambia di nuovo nome e nasce la Iso Rivolta, che avvia la produzione di granturismo d’alta gamma, a partire dalla GT 300, coupé a tre volumi progettata da Giotto Bizzarrini e disegnata da Giorgetto Giugiaro per la carrozzeria Bertone. A questo modello seguirà la Iso A3C, svelata al Salone dell’automobile di Torino del 1963.

Sogno americano. Negli Stati Uniti, grazie anche a un contratto di fornitura stabile di propulsori da parte della General Motors, il marchio si ritaglia una fetta di mercato importante. Sono gli anni della coupé sportiva Grifo, della la berlina di lusso Fidia e della gran turismo 2+2 Lele. Per contenere i costi, la Iso Rivolta successivamente decise di ripiegare sui più economici motori Ford Cleveland .

L’ultimo ballo. Negli anni 70, in piena crisi petrolifera, la Iso Rivolta si trova a dover fronteggiare l’avanzata di una concorrenza sempre più spietata, mostri sacri dell’automobilismo che rispondo al nome di Aston Martin, Ferrari, Lamborghini e Maserati. La famiglia Rivolta decide così di entrare nella società Orsa, messa in piedi nei pressi Cagliari da una piccola cordata di imprenditori locali, e pone la basi per la produzione di una piccola serie di vetture scoperte dallo stile rétro.

La folle scommessa della Formula 1. Nel 1973 le chiavi di una Iso Rivolta ormai stretta nella morsa della crisi – e che nel frattempo ha visto l’ennesimo cambio di ragione sociale in Iso Motors & Co. – passano al finanziere italo-americano Ivo Pera, che formerà addirittura un team di Formula 1, la Iso-Marlboro (dalle cui ceneri partirà l’avventura nel Grande Circus di Frank Williams). Un passo azzardato che, complice anche una crisi delle vendite dei modelli stradali senza precedenti, porterà l’azienda a interrompere per sempre la produzione di vetture il 31 dicembre dello stesso anno (Fonte: Ruoteclassiche).

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