La saga dei Rothschild, da Napoleone al Vaticano passando per la “Spectre”

I Rothschild sono sin dal ‘700 una delle famiglie più ricche del mondo, ebrei, molto mondani, ma anche molto chiusi e misteriosi. Hanno quasi sempre maneggiato solo denaro e il mondo si è riempito di leggende sul loro conto. Le più disinvolte vogliono che siano stati a capo di qualsiasi complotto e di qualsiasi guerra, una sorta di “Spectre” intenta a dominare il pianeta.

In realtà non è vero niente. Uno storico inglese che ha scritto ben due densi volumi su di loro, potendo consultare anche gli archivi di famiglia, non ha trovato tracce di tutti questi complotti. Ha scoperto, invece, cose abbastanza curiose.

Mayer Amschel, il fondatore, aveva fatto soldi prestando denaro ai nobili tedeschi spiantati, ma soprattutto vendendo reggimenti di mercenari tedeschi agli inglesi per le guerre americane. In genere, non appena mettevano piede sul suolo oltre oceano questi soldati si davano alla fuga e andavano a colonizzare il nuovo continente. Ancora oggi ci sono centinaia di contee negli Stati Uniti con migliaia di cittadini dal cognome tedesco: sono i discendenti dei reggimenti venduti da Rothschild ai britannici e che, invece di fare la guerra, hanno preferito trasformarsi in agricoltori e mettere su famiglia.

Mayer è, comunque, il fondatore della dinastia. Quando si mette a trafficare con il denaro, nel ghetto di Francoforte, inventa uno stemma, che sarà poi all’origine del nuovo nome della famiglia: uno scudo rosso con un pugno che tiene strette cinque frecce (i cinque figli). Dallo scudo rosso nasce appunto Rothschild, scudo rosso in tedesco.

Le leggende sui Rothschild nascono dal fatto che Mayer manda i cinque figli in altrettante capitali finanziarie: si tratta, in un certo senso, della prima multinazionale (familiare) al mondo. La famiglia poi smette abbastanza presto di fare il semplice mestiere di banchiere, ma fa affari molto volentieri con gli Stati. I Rothschild, ad esempio, sono grandi finanziatori di Wellington nella sua lotta contro Napoleone. Anzi, si dice che senza il loro denaro Wellington non avrebbe mai avuto ragione del generale corso.

Nel 1790 Mayer era già il più ricco ebreo di Francoforte. Si racconta, ma è una leggenda metropolitana, che i Rothschild abbiano saputo prima di tutti della vittoria di Wellington e che su questo abbiano fatto una grandissima speculazione di borsa: in realtà, in quell’occasione, hanno guadagnato solo 10 mila sterline: con i finanziamenti di guerra a Wellington si erano già messi in tasca un milione di sterline.

Sono loro che hanno, di fatto, inventato i Bot, cioè le cambiali di Stato, con le quali i governi riuscivano a finanziarsi. Come banchieri degli Stati si sono sempre trovati al centro dei vari conflitti e, qualche volta, hanno pure provato a calmare gli animi, spesso senza riuscirci. In altre, ne hanno approfittato e hanno fatto soldi.

Hanno finanziato anche il Vaticano e l’Italia, ma a parte Cavour e Quintino Sella, hanno sempre avuto una fortissima disistima dei politici italiani, considerati dei briganti ignoranti.

La loro forza si è basata su due elementi: sono sempre stati molto uniti fra di loro, benché sparsi in vari paesi, e hanno sempre tenuto i loro affari sotto uno stretto controllo familiare.

Ebrei molto convinti, è con i loro soldi che sono stati comprati i primi terreni da cui è nato poi Israele.

Nessuno ha mai saputo a quanto ammonti la loro ricchezza. Si sa solo che deve essere immensa. Si racconta che uno dei Rothschild, alla mattina, usasse fare colazione a Londra con del latte proveniente dalle sue tenute agricole sparse per l’Inghilterra: a seconda dell’umore, sceglieva quello di una tenuta o di un’altra, distante magari centinaia di chilometri.

In realtà, il loro grande potere comincia a declinare più di un secolo fa, quando arrivano alla ribalta i banchieri americani,  J.P. Morgan e Rockefeller. Quest’ultimo sarà fra i fondatori della Trilateral, e un po’ delle storie complottiste prima caricate sulle spalle dei Rothschild passeranno a lui. Ma sempre di leggende si tratta.

Giuseppe Turani
Informazioni su Giuseppe Turani 56 Articoli
Giornalista economico e Direttore di "Uomini & Business". E' stato vice direttore de L'Espresso e di Affari e Finanza, supplemento economico de La Repubblica. Dal 1990 al 1992 è editorialista del Corriere della Sera, del mensile Capital e dei settimanali L'Europeo e Il Mondo. Ha scritto 32 libri.

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