La storia di Ion Tiriac, lo sportivo più ricco del mondo che non gioca da 40 anni

La vita di Ion Țiriac è una fiaba moderna. Un viaggio singolare, di sola andata, dai monti della Transilvania ai 2 miliardi di patrimonio, dalla racchetta da tennis al mondo dell’alta finanza. Oggi Ion Țiriac è lo sportivo più ricco del mondo, per scoprire come sia arrivato a quest’apice economico bisogna fare un balzo temporale nella Romania del 1939: anno di nascita del ‘Conte Dracula’ di Brașov.


Țiriac abbandona le zone montuose della Transilvania in giovane età, appena dopo il secondo conflitto mondiale. Inizialmente si fa conoscere come talento del ping pong, poi modifica diametralmente focus sportivo e si concentra sull’hockey.

A 25 anni prende parte alle Olimpiadi Invernali di Innsbruck impugnando il bastone, ma il ghiaccio non gli calza alla perfezione. Misteriosamente decide quindi di virare e dedicare la sua vita al tennis. Solo quattro anni dopo diventa professionista della racchetta, plasmando gli esordi di una carriera inaspettatamente vincente.

Si specializza nel doppio, legandosi indissolubilmente al connazionale Ilie Năstase, vero e proprio poeta del tennis negli anni ’70 e nei primissimi anni ’80. I due inanellano una lunga serie di vittorie, dominando anche l’Open di Francia nel 1970 e diventando per distacco la coppia più temuta e caratteristica del circuito. A renderli unici è il loro stile di gioco: un connubio di spettacolarità e incoscienza, di cattive maniere e impareggiabile astuzia. Leggere i loro scambi è impossibile, anticipare le loro mosse è utopia.

Țiriac è un tennista anomalo anche quando gioca da solo. È sgraziato, la sua impugnatura viola apertamente i canoni estetici del giocatore tipo cresciuto sotto rete, è rognoso. I suoi baffi folti e lunghi, i capelli ricci e scompigliati, le basette rigogliose: tutti i particolari del suo volto sono peculiari e inconfondibili.

I lineamenti e la provenienza determinano, inevitabilmente, un paragone immediato con il vampiro per antonomasia. John McPhee, premio Pulitzer, descrive così il ragazzo di Brașov: “Quest’uomo è stato in posti che molte persone non immaginano possano esistere. Sembra uscito da una pubblicità di sigari, potrebbe essere un agente segreto o un venditore di auto usate a Marrakech. Țiriac ha l’aria di un uomo che sta per concludere un affare in una stanza sul retro, dietro un’altra stanza sul retro”.

Durante le sue stagioni da professionista, Țiriac sfonda anche la top 10 del ranking mondiale di doppio, arrivando nel ’68 all’ottavo posto. “Io sono il migliore giocatore di tennis che non sa giocare a tennis”,dice divertito davanti a giornalisti impauriti dalla sua imperscrutabile figura. Il figlio della Transilvania pare un gitano brusco e fumantino, di quasi un metro e 85. Non ha un bel rapporto con la carta stampata, diverse conferenze stampa finiscono con la racchetta in mano, puntata a pochi centimetri dal naso di qualche giornalista reo di aver criticato il suo gioco.

Dopo aver giocato tre finali di Coppa Davis, perdendole tutte contro gli Stati Uniti, il “Conte Dracula” decide di ritirarsi. È da questo momento che inizia la frenetica scalata verso il tetto del mondo finanziario. Una rapida marcia iniziata nella Germania degli anni ’80, dove Țiriac sfrutta la propria notorietà sportiva vendendo sé stesso (come in una famosa pubblicità della Miller Lite) e le conoscenze tennistiche maturate negli anni, diventando allenatore e manager. Il rumeno presto si erge a santone dalle mani dorate: investe su giocatori del calibro di Steffi Graf, Goran Ivanisevic, Boris Becker e Marat Safin, facendoli evolvere in fuoriclasse globali.

Țiriac sviluppa anche un business parallelo, approfittando del collasso del regime comunista in Romania e investendo cifre ingentissime nel proprio Paese. Nel 1990 fonda una banca, la Banca Țiriac, primo istituto bancario privato della Romania post-comunista. Diversifica poi nell’ambito assicurativo, si specializza nella vendita di auto, dove costruisce un impero di concessionarie, infine giunge a possedere una compagnia aerea.

La sua costante ascesa economica non gli impedisce, però, di restare saldamente all’interno del panorama tennistico mondiale. Costante è il suo impegno nella costruzione di strutture, nella creazione e sponsorizzazione di grandi tornei. Nel 2013 entra a pieno diritto nella Hall of Fame del Tennis Internazionale.

Durante il vorticoso periodo di esplosione finanziaria, la vita privata di Țiriac ha creato pagine e pagine di commenti divertiti e voci fuori controllo. Il primo rumeno ad entrare nella lista Forbes (ingresso avvenuto nel lontano 2007) ammette candidamente di avere 33 figli: Mi sono sempre piaciute le donne, non so spiegare bene il perché. Dei miei 33 figli solo 3 sono legittimi e hanno il mio cognome… Il mio patrimonio però sarà diviso in 33 fette uguali e tutti otterranno la stessa cifra“. Țiriac è anche un ossessivo collezionista di macchine e non è nuovo a dichiarazioni boriose a riguardo: “Ho tutte le Ferrari che sono uscite, ho tutte le Mercedes che sono uscite, ho tutte le Jaguar che sono uscite, ho anche tutte le Porsche che sono uscite”.

Oggi il suo patrimonio si aggira intorno ai 2 miliardi di dollari, una cifra inaudita anche per i più grandi dello sport, staccati nettamente dall’ex tennista rumeno. Un primato insolito al termine di una vita insolita. Una vita che, prima o poi, assaporeremo seduti comodamente al cinema.

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