L’Europa funziona male, ma chi sogna il ritorno della Lira ignora il suo lato oscuro

Le recenti dichiarazioni di Christine Lagarde, Presidente Bce, hanno riacceso in alcuni il desiderio di ritorno alla vecchia Lira. Ma i nostalgici probabilmente ignorano il lato oscuro della moneta nazionale.

Se io dispongo di una moneta mia (la lira) è evidente che posso svalutarla e riacquisto competitività. Se svaluto del 20 per cento verso il dollaro (o l’euro, a quel punto) per tutti quelli dell’area euro o del dollaro le scarpe che voglio vendere costeranno il 20 per cento in meno. E quindi venderò di più senza aver fatto alcuno sforzo.

Non ho ridotto l’occupazione, non ho riorganizzato i miei impianti, cambiato le leggi sul lavoro o migliorato il marketing. Niente di niente. E’ bastato abbassare il valore della mia moneta, e di colpo sono diventato più efficiente. E’ un comportamento che l’Italia ha adottato per anni. E che alcuni ritengono interessante anche oggi.

Questa è la storia che raccontano i sovranisti. Ma è solo la prima metà della storia. La seconda è decisamente più angosciosa.

Per il cliente americano o europeo le mie scarpe costano il 20 per cento in meno. Ma anche la mia azienda vale il 20 per cento in meno: per gli stranieri, cioè, diventa più vantaggioso comprare le imprese italiane perché le pagano meno, esattamente come le scarpe. In sostanza, espongo il mio sistema produttivo agli appetiti di chi dispone di dollari o di euro.

Con la svalutazione, io vendo le mie merci più facilmente all’estero perché per gli stranieri costano meno di prima. Il rovescio della medaglia è che tutto quello che invece devo comprare io (dalle auto ai computer al petrolio) all’estero, mi costa esattamente il 20 per cento in più.

Attraverso questa via, i miei costi di produzione cominciano a salire e dopo un certo periodo di tempo sarò costretto ad alzare i prezzi. Azzerando di fatto i vantaggi della precedente svalutazione.

Morale: abbassare il valore della moneta nazionale sembra una grande idea. Invece è una specie di spirale infinita. Se scelgo di essere competitivo svalutando la moneta, invece di riorganizzarmi e di diventare più bravo, devo essere pronto a farlo una volta, poi un’altra e un’altra ancora. Un inferno.

E infatti non a caso il paese che più è cresciuto in Europa, la Germania, ha sempre seguito la strada inversa, cioè quella di una moneta forte.

Riformare il sistema europeo, questo deve essere il nostro obiettivo primario. Uscire dal sistema euro per restare da soli in un mondo globale con una moneta oggetto di continue svalutazioni non è la soluzione.

Giuseppe Turani
Informazioni su Giuseppe Turani 56 Articoli
Giornalista economico e Direttore di "Uomini & Business". E' stato vice direttore de L'Espresso e di Affari e Finanza, supplemento economico de La Repubblica. Dal 1990 al 1992 è editorialista del Corriere della Sera, del mensile Capital e dei settimanali L'Europeo e Il Mondo. Ha scritto 32 libri.

1 Commento

  1. Secondo me nell’attuale economia globalizzata al crescere del costo delle importazioni non si aumenteranno i salari, ma si aumenteranno le delocalizzazioni. Comunque non un buon affare

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