Tra il dire e il fare c’è di mezzo il tempo

In tempi di crisi, c’è ampio spazio per le riflessioni alla ricerca di qualche soluzione che possa produrre un miglioramento e perché no un’inversione di rotta. Se osservassimo attentamente ciò che accade intorno a noi ogni giorno potremmo costatare che c’è un proliferare di ricette, quello che non si vede è la fase “esecutiva” che, o manca del tutto, o avviene ad un ritmo risibile.

E il trascorrere del tempo presenta un conto salato perché, in un mondo dove qualunque accadimento produce le sue ricadute alla velocità della luce, le condizioni al contorno spesso sono drasticamente cambiate rispetto al momento in cui si sono assunte le decisioni, si sono avviati i progetti, si sono lanciate iniziative. Tanto cambiate, da invalidare molto spesso quel poco o tanto che si fosse fatto e da avversare le buone ragioni che erano a sostegno delle intraprese.

Pensiamo alla realizzazione delle dighe sul fiume giallo e al ponte sullo stretto di Messina, oppure alla fantastica realizzazione dell’Expo di Shanghai e  e ancora al famoso Corridoio 5 e ai nostri noTAV, e ancora alla Pedemontana lombarda. Certo oggi i detrattori del ponte sullo stretto, della TAV e della pedemontana possono anche avere delle legittime argomentazioni a sostegno delle loro posizioni, ma è indiscutibilmente vero che le condizioni di oggi sono radicalmente diverse da quelle esistenti all’ideazione e progettazione di queste opere. Molti addirittura parlano di “scampato pericolo” e presentano numeri e conti a iosa: peccato che li facciano sull’oggi piuttosto che sull’allora.

Sapremo mai quali sarebbero stati i ritorni del ponte? Sapremo mai quanti nuovi capannoni e insediamenti urbani sarebbero potuti sorgere lungo la pedemontana e di quanto sarebbero potuti diminuire i costi di trasporto delle merci o di quanto avrebbe potuto ridursi l’inquinamento lungo la Milano-Venezia?

Purtroppo la risposta è no, perché l’esercizio sarebbe difficile, qualche volta puramente accademico e perché “del senno di poi son piene le fosse!”.

Questi esempi sono sicuramente eclatanti e utilizzarli aiuta nella percezione del problema che resta anche in situazioni di minor sconto. E’ vero anche, ad esempio, per le imprese di costruzioni di opere e impianti che nel realizzare una commessa possono correre il rischio che la committenza non sia più quella originale, che il paese in cui stanno lavorando vada in crisi, che il committente non abbia più la liquidità per onorare i pagamenti. Tutto questo per dire che anche il mondo dell’impresa dovrebbe interiorizzare come l’elemento temporale associato ai rischi e alla velocità di cambiamento costituisce una variabile chiave per il buon andamento degli affari.

Da ultimo un cenno anche alle organizzazioni e a chi le disegna: saranno più vincenti quelle che consentiranno la maggiore celerità tra il momento delle decisioni e il momento dell’Execution e che consentiranno una facile, tempestiva rimodellizzazione perché “adaptive” ai cambiamenti generati dallo scorrere del tempo.

Informazioni su Gianmario Giagnoni 7 Articoli
Gianmario Giagnoni: economista, 25 anni in diverse aziende – industria, commercio, servizi – dove raggiunge incarichi di direzione generale, seguiti da 16 anni di libera professione come Principal di un gruppo multinazionale leader nei servizi di Career Management. Il suo expertise di Mentor, Counselor, Coach è stato condiviso con oltre 600 manager per il loro percorso di carriera. Certificato IBMC e Birkman, oggi professionista nel settore dell'Executive Search come Partner di Exellere-in people search (www.exellere.it; ggiagnoni@exellere.it), presidia principalmente i settori beni durevoli, componentistica, meccanica, chimico-farmaceutico, energia, sanità e salute, abbigliamento, lusso, ICT, alimentare, servizi finanziari.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*