Distacco emotivo dal partner e paura dell’abbandono. Le differenze tra uomini e donne

Molto spesso capita a noi donne di percepire come allontanamento del nostro compagno quello che è solo il desiderio di un momentaneo distacco emotivo da noi stesse. Questa interpretazione, ci procura un grande malessere: ci sentiamo rifiutate.

L’umiliazione del rifiuto sollecita in noi la paura dell’abbandono, inducendoci in un tremendo stato di frustrazione. Ed è così che, comportandoci di conseguenza, ovvero da persone ferite ed arrabbiate, colpevolizziamo il partner, creando – inconsapevolmente – i presupposti per una vera e propria crisi. “Non mi ama più” diviene il leitmotiv che ci induce a considerare come segnale confermante anche un’inezia.

Purtroppo, culturalmente, non siamo educate a considerare che un uomo, diversamente da noi, avverte talvolta il bisogno di isolarsi. Tale dinamica è spiegata molto chiaramente dallo psicosessuologo americano J. Grey, che paragona l’emotività maschile, nei confronti della compagna, ad un elastico che si tende e si ritrae. J. Grey, esprime questo criterio in tono rassicurante, descrivendo come “fisiologico” proprio quel comportamento che ci fa stare tanto male.
D’altro canto, quando una donna avverte nell’intimo il distacco del suo uomo, ha una percezione di non amore, cui spesso fa seguire rimostranze, ottenendo il risultato di un maggiore allontanamento del partner.

E’ evidente che la frustrazione genera impotenza in entrambi
. In effetti che cosa si può fare a fronte della convinzione di lei di non ricevere abbastanza amore ed alla dichiarata impossibilità di lui nell’offrirne di più? In realtà non è detto che sia così.  Partendo dal presupposto che l’amore e l’intimità ad esso connessa, non si possono pretendere, è altrettanto ovvio che nessuno ha il diritto di colpevolizzare nessuno in caso di mancanza, sia essa reale o percepita, nulla cambia.

Un uomo teme che la sua donna gli chieda “di più” per il semplice fatto che non sopporta di sentirsi inadeguato. Inoltre, spesso noi donne siamo ermetiche e lui, pur in buona fede, non comprende cosa intendiamo per “mancanza d’amore” e “volere di più”.
Forse non vogliamo “di più”, bensì desideriamo “qualcosa di diverso”, che solo un dialogo scevro da animosità può chiarire.

Capita di sentire lamentarsi uomini, lasciati dalle loro compagne, con frasi del genere “le ho dato tutto, lavoravo 14 ore al giorno, sabato e domenica compresi, ero sempre in giro per il mondo per offrirle una bella casa, le vacanze esclusive e comperare tutto quello che voleva, cosa dovevo fare di più?” e, per contro, le loro compagne affermare “lui era dedito alla carriera, per me non c’era mai. Non volevo un alto tenore di vita, volevo lui accanto”. Si fossero parlati…

E’ noto quanto gli uomini siano “allergici” ad alcune nostre richieste, ma, ad eccezione degli zotici, non si ritraggono dall’affrontare un dialogo costruttivo. Si annoiano e si irrigidiscono quando proponiamo loro di considerare serenamente alcuni aspetti della relazione ed iniziamo ad accusarli per quello che noi vorremmo facessero spontaneamente e invece non fanno. Detto fra noi, come dargli torto? In fondo difendono il loro diritto ad essere se stessi…

Con accortezza personale, derivante soprattutto dalla mia esperienza professionale, nella formazione delle risorse umane, posso affermare che il metodo migliore per “ottenere di più” o “di diverso”, consiste nella gratificazione. Non intendo dire “oh, grazie caro! Come sono felice che mi sento amata così poco”, ma porre enfasi su “qualcosa” che ha fatto e che abbiamo davvero apprezzato. Ad esempio “sono così felice quando resti a casa con me” è ben più gratificante e, dunque, motivante per lui restare con noi, piuttosto che asserire acide “ecco, esci sempre con i tuoi amici e non mi consideri”. Se, a fronte di questo secondo ipotetico comportamento, lui resta in casa, statene certe che si percepirà come un leone in gabbia. Ovvio che non vedrà l’ora di allontanarsi da colei che, a torto o a ragione, considera un’arpia.

Un vero e proprio “balsamo”, atto a lenire le nostre ferite, rasserenando il dialogo, consiste nell’adottare affermazioni correlate alle nostre sensazioni. Nessuno ha ragione di sentirsi criticato se esprimiamo una nostra, insindacabile, sensazione. Ad esempio “ti amo e quando ti sento un po’ distante, mi sento rifiutata e ne soffro”, non indispone e predispone il nostro partner ad offrirci attenzione e rassicurazione.

Molto utile anche scrivere al nostro amato, sia per essere noi stesse più riflessive sia per esprimergli concetti che a volte, in sua presenza, ci autocensuriamo in virtù dell’orgoglio. Personalmente non ho mai avuto problemi di orgoglio, ben diverso dalla salvaguardia della dignità, perché credo che nel mettermi a nudo, ovvero esprimendo con tutto il cuore i miei sentimenti di disagio, s’inneschi un dialogo assolutamente chiarificatore, confidenziale ed amorevole.

Daniela Cavallini
Informazioni su Daniela Cavallini 10 Articoli
Scrittrice formatrice e pittrice. Gestisce la rubrica “Legge di Attrazione” per il quotidiano on line Lavoce.be

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