Generazione Z: molti ne parlano, quasi nessuno la conosce veramente. Lo si può verificare partendo da una semplice domanda: “Chi sono?”. Se, infatti, chiedessimo in giro come si chiamano i nati dal duemila in poi probabilmente quasi tutti risponderebbero: “Millennials”? Peccato che questi ultimi abbiano iniziato a calcare le scene un ventennio prima. Perché gli adolescenti degli anni ‘20 sono ancora avvolti nel mistero; basti pensare che l’attuale generazione di adolescenti non ha ancora un nome proprio (come i ‘baby boomer’ o gli stessi ‘millennials’).
Eppure i suoi membri vengono quotidianamente giudicati: per come si vestono, per come parlano, per i propri gusti. E forse sottovalutati, in linea con la lettera dell’alfabeto – l’ultima – che gli hanno affibbiato. Quando, invece, sono un mondo tutto da scoprire, che non nasconde i suoi punti deboli ma che cela anche delle belle sorprese. Anche in tempo di pandemia. Basta chiedere.
Il selfie di una generazione “scattato” da 30.000 adolescenti
Così, per farli conoscere meglio, Daniele Grassucci e Federico Taddia – entrambi da sempre attentissimi al mondo giovanile, l’uno come fondatore e direttore del portale Skuola.net, l’altro come giornalista, scrittore e autore televisivo – hanno deciso di far parlare direttamente loro: 30mila ragazzi tra i 12 e i 17 anni, a cui hanno posto un centinaio di domande che facessero emergere ogni loro sfaccettatura; senza filtri né pregiudizi. Un racconto a ruota libera, raccolto peraltro nel pieno della pandemia, forse il momento psicologicamente più impegnativo della loro vita. Dodici temi – amicizia, amore, corpo, credo, felicità, futuro, impegno, passioni, paure, rabbia, rivoluzioni, social – che hanno permesso di costruire “Chi sono? Io. Le altre. E gli altri” (De Agostini): più che un libro un ‘atlante‘ per orientarsi nell’universo GenZ, utile soprattutto ai grandi, per capire davvero le nuove generazioni. Queste le 10 coordinate base da cui partire:
Più ‘fluidi’ del previsto
E’ stata definitiva anche la generazione ‘gender fluid’, che quando si parla di sessualità non ama le schematizzazioni tradizionali. Ma maschio e femmina sono due categorie davvero superate per i giovani d’oggi? Pare proprio di sì, visto che il 10% afferma di non identificarsi in un genere preciso o preferisce non rispondere alla più classica delle domande con risposta binaria.
Arrabbiati con gli adulti
Se c’è una cosa che fa arrabbiare gli adolescenti di oggi è sentirsi dire dai “grandi” frasi tipo: “Sei troppo piccolo per capire”, “Siete tutti uguali”, “Basta che state davanti a un telefono”. Quando, invece, sanno di poter dimostrare il contrario e chiedono di essere messi alla prova, responsabilizzati, motivati. I ‘nemici’ numero uno sono, ovviamente, i genitori. Al secondo posto? Fratelli e sorelle, che a sorpresa precedono i prof. E purtroppo, anziché reagire, nella maggior parte dei casi per sfogare la rabbia si chiudono in sé stessi: lo fa puntualmente 1 su 4. Oppure se la prendono col proprio corpo (mangiando, trasgredendo con alcol e droghe, facendosi del male): è così per quasi 1 su 5.
Le rivoluzioni da fare: cambiare la scuola, trovare lavoro a tutti, salvare il pianeta
Eppure non è vero che non hanno mordente. Ad esempio, già sanno che chi è venuto prima di loro gli lascerà un mondo non proprio facile da gestire (e anche questo genera frustrazione). Ma hanno ben presenti i settori su cui vorranno intervenire per invertire la rotta: in fondo oltre 7 su 10 pensano che anche i ragazzi possano cambiare le cose. Sul podio delle priorità mettono la scuola (46%), la politica (21%), l’ambiente (16%). A proposito di quest’ultimo punto: considerano Greta Thunberg la più grande rivoluzionaria del proprio tempo. Non poteva essere altrimenti per la generazione dei “Fridays for future”. Che, per dirla con le loro parole, deve “sistemare i casini con cui ci lasciano quelli che sono passati prima di noi. Dalla politica all’economia”.
Sognatori, sposati e con i figli
Proiettandosi in avanti, le nuove generazioni hanno già le idee abbastanza chiare su come vorrebbero essere da grandi. Più di 6 su 10 cercheranno di inseguire prioritariamente un lavoro che realizzi i propri sogni, solo il 27% cercherà principalmente il benessere economico mentre il 12% perseguirà l’abbondanza di tempo per sé. In oltre 8 casi su 10, poi, vorrebbero costruire una famiglia soprattutto attraverso un legame matrimoniale. E 3 su 4 aspirano a diventare genitori. Ma, ragionando in modo maturo, non vogliono bruciare le tappe: prima di mettere su famiglia bisogna raggiungere una certa ‘stabilità’ personale ed economica. Anche perché, in fondo, i soldi contano poco solo per il 3% di loro.
L’amore vero può anche non arrivare
L’amore, però, non è un assillo. Il 50%, almeno per ora, giura che se non dovesse trovare la persona giusta per imbastire un progetto a lungo termine non se ne farebbe una malattia, accettando la condizione di ‘single’. Per 1 su 10 si può addirittura vivere alla grande anche senza un partner. Perché non vogliono sovrastrutture, ma essere accettati per come sono. Evitando il più possibile persone possessive: per 1 su 3 la smania di controllo è qualcosa di insopportabile.
La scuola si salva come “serbatoio” di amicizie
Decisamente più sacra e, per fortuna, più diffusa è l’amicizia: circa 8 su 10 raccontano di avere un amico del cuore. La scuola, in 3 casi su 4, è il luogo dove si è cementato il legame. Questo fa comprendere quanto sia fondamentale il ruolo dell’istituzione scolastica ai fini dello sviluppo relazionale. E quanto sia dannoso l’isolamento per questa generazione; anche perché solo 1 su 4 considera vere le amicizie nate e cresciute online. Amici che, per 6 su 10, sono anche gli alleati preferiti nel risolvere i problemi. Per questo guai a confondere amore e amicizia: si rovinerebbe tutto.
La felicità è nascosta nella normalità
I loro progetti, dunque, non sono molto dissimili da quelli dei loro nonni e genitori. Senza troppi voli pindarici, come si potrebbe essere tentati a pensare. Perché la voglia di semplicità è quasi un’esigenza. A renderli felici, infatti, sono soprattutto le ‘piccole cose’: momenti sereni in famiglia e con gli amici, l’amore, la musica, viaggiare, leggere, guardare le serie tv rendere orgogliosi i genitori. Una delle poche cose che accomuna vecchie e nuove generazioni. La felicità però non è per tutti: 1 su 3 ritiene di non essere una persona felice.
Passioni senza fronzoli
Così come a portata di mano sono le loro passioni. Perché non è vero, come dice qualcuno, che non si accontentano mai. Il 72% racconta di svolgere un’attività che lo fa sentire bene e che ha permesso, a 1 su 3, di trovare nuove amicizie. Di che si tratta? Niente di clamoroso: ballare, cantare, suonare, leggere, disegnare, recitare e così via.
Nel nome della Mamma, della Ferragni e di Elon Musk (oltre che di Greta)
Certo, se gli si chiede di puntare in alto non si tirano indietro. Anche loro hanno dei modelli di riferimento da cui trarre ispirazione nel percorso di crescita. A chi vorrebbero assomigliare? Le risposte ci sorprendono di nuovo. Oltre alla già citata Greta Thunberg, nel loro ‘pantheon’ ideale c’è un po’ di tutto: dalle icone generazionali (come Chiara Ferragni, Harry Styles, Billie Eilish, Cristiano Ronaldo) ai grandi della scienza (Rita Levi-Montalcini, Stephen Hawking, Marie Curie, Samantha Cristoforetti) passando per i big dell’imprenditoria (Bill Gates, Elon Musk, Jeff Bezos). Che si contendono il ruolo di “faro” con gli altri adulti di riferimento, come genitori, nonni e prof. Anche se la mamma è l’unica in grado di insidiare la Ferragni sul piano della credibilità.
Impauriti dalle aspettative (dei genitori)
È comunque innegabile che in loro convivano molte ambizioni ma anche tante paure. Sono figlie delle grandi aspettative che, a dispetto delle scarsa fiducia che percepiscono, sentono caricarsi sulle spalle dai genitori. Proprio il timore di deludere mamma o papà è quello più grande per quasi 1 su 2. E, anche per questo, nella mente del 60% si affollano pensieri negativi anche senza un motivo concreto. Ad assillarli soprattutto temi esistenziali: la paura del fallimento, di non trovare un senso nella vita, della solitudine.
In costante lotta col proprio corpo
Non solo però, paure e inadeguatezze che derivano da “dentro”. Anche il rapporto con il fisico è uno dei confronti più problematici per la GenZ: l’84% dei ragazzi intervistati ammette senza remore di avere almeno una parte del corpo che non gli piace affatto. E 1 su 10, se potesse, per risolvere il suo difetto interverrebbe chirurgicamente. I punti più sensibili? Naso, pancia, fianchi e gambe. E dove non arriva la chirurgia, c’è Photoshop: la metà più o meno frequentemente ritocca le proprie foto per apparire più bello o bella.
I social come un rifugio
Un’insicurezza diffusa dentro e fuori, quella di cui soffrono, che potrebbe essere figlia anche del rapporto simbiotico che hanno con i social network. Ci passano la vita: 1 su 5 si sente addirittura dipendente. Talvolta omologandosi o fingendo di essere un’altra persona: 1 su 3 ammette di avere un profilo falso. Un aspetto a cui gli adulti dovrebbero prestare la massima attenzione: in tanti dicono che se i propri genitori entrassero nel loro smartphone conoscerebbero un lato diverso, inaspettato, forse preoccupante del figlio. Per non parlare dei pericoli in cui si imbattono online: adescamenti, proposte indecenti, violenza, ecc.
Ma, prima di questo, bisognerebbe tornare (o iniziare) a parlare con loro: al 42% nessuno chiede mai un semplice “Come stai?”. Probabilmente si capirebbe davvero, finalmente, chi sono.
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