Il turismo è il settore più colpito dal Coronavirus. Nei mesi lockdown il calo della domanda ha superato il 90%. Per capire come si comporterà un settore strategico per l’economia italiana (15% del PIL) abbiamo intervistato Gabriele Burgio, Presidente di Alpitour, il primo gruppo turistico italiano.
Dati alla mano, quanto ha sofferto il comparto turismo e in particolare la Sua Azienda a causa dell’emergenza sanitaria Covid19?
L’attività turistica e quindi la mia Azienda ha sofferto tanto quanto il settore. Non abbiamo avuto vendite di marzo, aprile, maggio. Giugno sarà estremamente limitato. Speriamo in un moderato recupero in luglio e agosto. Speriamo tutti che la stagione quest’anno si allunghi e di avere anche il tempo più favorevole degli altri anni in modo da riuscire a fare del fatturato verso settembre inoltrato. In totale si può parlare come minimo di una perdita di fatturato del 70%.
Qual è la situazione di Alpitour attualmente?
Non abbiamo venduto viaggi, perché non potendo uscire dalle regioni o dai comuni o di casa è difficile pensare ad andare in vacanza. Non è certo una responsabilità nostra. Stiamo vedendo un forte recupero dei fatturati in forma esponenziale. Si nota che la domanda c’è e l’interesse e la volontà dei clienti a viaggiare c’è. Mancavano due cose che si stanno chiarendo. Una erano i tempi di riconquista della nostra libertà di movimento e l’altra che ancora manca sono le norme con le quali gestire gli alberghi e i voli aerei.
Ci sono già prenotazioni?
Sì, ne stiamo facendo abbastanza, anche se molto meno di quelle che facevamo gli anni scorsi in questi mesi, però si nota che c’è un forte rimbalzo.
Per quali destinazioni?
Quest’anno d’accordo con il Sistema Paese abbiamo spinto molto l’Italia. In questo momento le prenotazioni italiane sono oltre il 65% del totale. C’è una parte di clienti che prenota già per settembre e ottobre e anche per l’inverno per altre destinazioni come Maldive, Zanzibar, Madagascar e Caraibi.
Quale piano per la ripresa state attuando?
Molto focus sulla questione della salute con vari protocolli che abbiamo preparato per i servizi che offriamo. Abbiamo la stessa esigenza con coloro che ci vendono servizi, come alberghi e aerei. Alpitour chiede a tutti un certo tipo di qualità. Non possiamo dichiarare escludere l’assenza del virus, ma ci saranno molto meno possibilità di quante ce ne siano nella vita normale nelle nostre città. Abbiamo persone che si dedicano all’applicazione alla lettera di questi protocolli. Un altro punto è stato preservare tutti gli alberghi di nostra proprietà anche se vuoti, quindi con manutenzione. Negli alberghi più lontani come in Africa abbiamo mantenuto tutta la forza attiva dedicata soprattutto al giardinaggio, manutenzione e pulizia.
Come avete intenzione di regolarvi con le destinazioni soggette a restrizione e in particolare con la Cina?
La Cina è uno dei nostri clienti più importanti. Prima del virus portavamo dalla Cina 1.400 turisti cinesi alla settimana in Italia. Dai primi di gennaio loro hanno sospeso i viaggi organizzati dalla Cina in Italia che dovrebbero riprendere dopo agosto. Italiani che vanno in Cina ne abbiamo avuti relativamente pochi perché non è un viaggio organizzato tipico, ma spesso individuale.
Secondo Lei quanto tempo sarà necessario al turismo per tornare alla situazione pre-emergenza?
Forse meno del previsto, perché la domanda c’è. I clienti hanno voglia di viaggiare. Chiaramente esiste il problema psicologico della paura di cosa possa accadere lontano da casa, ma la domanda è forte. Già per Natale 2020 vedremo la situazione ristabilita e per l’estate 2021 secondo noi normale, escluso ritorni del virus.
Quali modifiche prevedete per i voli e per gli hotel, a seguito dell’emergenza Covid19?
Ci piacerebbe che qualcuno ce lo dicesse. Sugli alberghi, come per tutte le catene ci siamo consigliati. Feder Alberghi ha avuto un grande ruolo in questo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stilato dei protocolli, ma non c’è un sistema generale ancora adeguato. Ognuno ha il proprio sistema. Per i voli l’Ente Europeo dell’Aviazione civile sta coordinando le posizioni dei vari Paesi. Stiamo ancora aspettando una normativa più chiara.
Quale messaggio si sente di inviare ai viaggiatori in questo momento?
Con tutta l’attenzione, gli investimenti e la professionalità degli operatori del settore, posso dire che viaggiare oggi non rappresenta un pericolo maggiore che andare in ufficio, al supermercato o in metropolitana.
Sì, ma l’aereo è un ambiente più chiuso…
Secondo i documenti di Boeing e Airbus sugli aerei c’è un sistema che ricambia tutta l’aria ogni tre minuti. Gli apparecchi di ultima generazione hanno questo sistema. L’aereo è molto più sicuro di qualsiasi altro luogo pubblico.