Giallo e intrighi: perchè piacciono cosi tanto

Libri, serie tv, magazine on e off line con racconti. E giochi di ruolo per adulti, sempre più diffuse le cene con delitto. Come già rilevato statisticamente, adesso in Italia imperversa la letteratura di intrighi e delitti. Un settore non certo nuovo, bensì in ascesa. Non mi riferisco alle sia pur avvincenti trasmissioni come Quarto Grado, che accendono la curiosità del pubblico analizzando il dietro le quinte di reali fatti della cronaca nera. Ma di fiction. E viene da chiedersi il perché.

A parer mio il motivo è psicosociologico. D’altronde oggi più che mai viviamo ondeggiando tra incertezze, ingiustizie, falsità e insicurezze. In primis a causa di politici ipocriti e inadeguati che legiferano in modo consequenziale, ben più interessati ai mille vantaggi della loro sacra poltrona che alle effettive esigenze del nostro Paese.

In ogni romanzo o sceneggiatura gialla, invece, esiste la figura del detective/commissario/investigatore ed è sempre delineato dall’autore come un personaggio in gamba, solido e incorruttibile, che cerca la verità a ogni costo. Un giustiziere che infine scopre l’assassino, ed è proprio il vero killer, non un capro espiatorio. Certezze, sicurezze, verità, giustizia. Che intima soddisfazione il trionfo degli ideali in un mondo svuotato dai significati essenziali dell’esistenza..

Nella mia linea di pensiero è Yael Rosenholtz, psicologa dell’età evolutiva. Spiega: “In questo momento, storico e sociale, le persone si sentono perse. Destabilizzate. D’altronde una volta si viveva con ruoli chiari, lineari. L’individuo adesso è quindi meno strutturato che in passato, ha bisogno di verità e cerca risposte come forma di identificazione, tanto per esemplificare anche in discipline come il reiki o la riflessologia plantare. Nei gialli è necessario entrare nel mistero e scovare il bandolo della matassa: il lettore, dopo la tensione scaturita dalla storia, si rilassa. Trae soddisfazione interiore perché viene trovato il colpevole..ben diverso che nella vita reale, dove c’è troppa impunità”.

Più pragmatico l’editore e scrittore Pietro Macchione, che pubblica pure una fortunata collana di gialli: “In genere piacciono sempre, perché la gente ha bisogno di avventura, mistero e “stranezze”..il giallo è una delle categorie editoriali che offre questi elementi. E soprattutto sollecita la mente di chi legge a cercare soluzioni ..è un gioco di intelligenza logica, tra lettore e scrittore“.

Diverso il parere di Franco Sirianni, psicologo e psicoterapeuta: “La gente è curiosa e ha bisogno di forti emozioni. Leggere o guardare un thriller in tivù provoca sensazioni che tengono il fiato sospeso sino alla fine per trovare il responsabile, chi ha commesso il delitto. In una società come la nostra, in continua trasformazione e cambiamenti di valori, emozionarsi è a parer mio una necessità importante”.

Torna a sottolineare l’incidenza del nostro momentaccio storico il filosofo Maurizio Zani, che osserva: “ La lettura di un romanzo giallo, in un periodo di crescente insicurezza sociale, offre la possibilità latente di sentirsi capaci di resistere alle difficoltà del presente. La progressiva risoluzione degli enigmi del giallo da parte di un detective con cui ci si identifica contribuisce, per via immaginativa, a dare la sensazione di avere la propria vita sotto controllo”.

Invece razionalizza il fenomeno Anna Zinola, docente di psicologia del marketing: “Il successo del giallo deriva da due motivazioni: da una parte è un genere che consente di unire evasione e apprendimento, che unisce la dimensione della gratificazione con quella della conoscenza. Dall’altra parte permette di sviluppare un racconto seriale, che garantisce continuità a livello narrativo. Il giallo – soprattutto se enucleato intorno a un personaggio chiave – permette, cioè, di articolare il racconto in più libri, modificando di volta in volta alcuni elementi (per esempio aggiungendo alcuni personaggi, introducendo nuovi scenari e così via)”.

Marina Martorana
Informazioni su Marina Martorana 13 Articoli
Giornalista, autrice e consulente di comunicazione, Marina Martorana è stata collaboratrice fissa di La Notte, il Giorno, l’Europeo, Panorama. E, dal 1989 al 2014, del Corriere della Sera. Ha scritto una ventina di libri di saggistica. Ora vive a Brebbia (VA), è contitolare di Studio 21 - attività di info-comunicazione giornalistica - e scrive gialli ambientati tra arte, storia e natura della sponda lombarda del Lago Maggiore, per far conoscere un’area italiana stupenda e non tanto nota. Al suo primo libro “Morte sul Verbano” ( giunto alla seconda edizione) segue, con lo stesso staff di detective e articolato nella medesima zona lacustre “Intrigo Internazionale sul Verbano”. E’ intenzione dell’autrice crearne una serie. Link: http://www.marinamartorana.it

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