Il 31 marzo chiudono gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. E adesso?

OPGIl 31 marzo 2015 chiudono definitivamente gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, i famigerati O.P.G. In realtà, il superamento degli O.P.G. era cominciato sedici anni fa col decreto legislativo del 22 giugno 1999 relativo al riordino della medicina penitenziaria.

Nel 2008 la Commissione d’inchiesta sul Servizio sanitario aveva denunciato una realtà fatta di maltrattamenti, abusi e mancanza di cure in gran parte delle strutture, fatta eccezione per quella lombarda. Personale sanitario e infermieristico carente  spesso inesistente rispetto alle esigenze dei pazienti. In un sopralluogo a sorpresa fatto del 2010 dalla stessa Commissione parlamentare all’O.P.G. di Barcellona Pozzo di Gotto è emerso che per i 329 degenti allora presenti nella struttura, c’era un solo medico, neppure psichiatra. La relazione parlava di degrado assoluto e di una costante violazione dei diritti fondamentali dell’uomo, tra cui le «gravi e inaccettabili le carenze strutturali e igienico-sanitarie rilevate in tutti gli O.P.G., a eccezione di quello di Castiglione delle Stiviere e, in parte di Napoli». Strutture più simili a carceri piuttosto che a ospedali.

Da quel momento in poi ci sono stati diversi decreti legge e accordi, fino alla legge 9/2012 che vincola le regioni a realizzare specifici programmi per la realizzazione di percorsi terapeutico-riabilitativi, con un termine fissato prima entro marzo 2013, poi entro il 31 marzo 2015.

La “regionalizzazione” di quelli che a questo punto dovrebbero essere gli ex O.P.G. (la cui attuazione era già prevista entro il 2010) prevede che ogni regione si faccia carico dei proprio detenuti, tramite la creazione di strutture apposite, le REMS (residenze per l’esecuzione della misura di sicurezza sanitaria). Al momento, invece, ogni O.P.G. copre una macroarea fatta di più regioni, mentre per le donne esiste un solo reparto femminile in tutta Italia, quello di Castiglione delle Stiviere.

Le nuove strutture, poi, non dovrebbero avere più di 20 posti letto per struttura, presenza di medici e di personale sanitario a seconda dell’intensità e delle necessità assistenziali e presidi di sicurezza e vigilanza unicamente nel perimetro degli edifici. L’obiettivo è trasformare in ospedali, insomma, quelle che oggi sono veri e propri carceri.

L’iter però non è così semplice. In primo luogo occorre dimettere tutti quei soggetti la cui presunta pericolosità sia cessata. Secondo la Commissione Marino a tutt’oggi circa 1.000 detenuti sui 1.500 totali potrebbero essere “dismessi” se solo esistessero strutture adeguate in grado di prendersene cura (come ad esempio i Dipartimenti di salute mentale). Ma il decreto ministeriale sui requisiti dei nuovi centri è stato firmato solo a ottobre 2012, con sette mesi di ritardo. Da qui la necessità di una proroga.

Secondo la associazione “Stop O.P.G.” il problema è che l’assenza di misure parallele alla detenzione trasformi le nuove strutture in mini O.P.G.. Come sottolinea anche la Società italiana di psichiatria, favorevole alla chiusura delle strutture: «Purché accompagnata da un adeguato investimento scientifico ed economico sui percorsi di cura alternativi, che non devono essere limitati alla creazione delle strutture previste dalla normativa e non ancora realizzabili, ma principalmente all’incremento dell’investimento sui Dipartimenti di salute mentale delle Asl, affinché possano attrezzarsi a realizzare dei percorsi di cura adeguati dentro e fuori agli Istituti di Pena».

Per sapere se i REMS riusciranno a gestire in maniera più umana i detenuti affetti da problemi psichici non resta che aspettare, la scadenza del 31 marzo è ormai dietro la porta.

Informazioni su Gianluigi Mayer 7 Articoli
Operatore allo sviluppo, con esperienza decennale in comunicazione e finanziamenti per l’impresa. Esperto in micro-credito e vicepresidente fondazione Work for World. Collaboratore di alcune testate giornalistiche indipendenti. Appassionato di storia economica e organizzatore amatoriale di eventi e seminari artistico-culturali.

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