Industria 5.0, il futuro oltre i robot e oltre i lavoratori

Oggi in Italia c’è un robot industriale ogni 62 dipendenti manifatturieri, un dato che aumenta i timori che un numero crescente di mansioni saranno prima o poi svolte da una macchina mandando la macero milioni di posti di lavoro.

Timori leciti considerando la decisione con cui il nostro paese ha intrapreso il percorso verso la quarta rivoluzione industriale. Il rischio c’è ma va ridimensionato. La conferma arriva dalla ricerca ADP 5.0: come la digitalizzazione e l’automazione cambiano il modo di lavorare, condotta da The European House – Ambrosetti, per conto di ADP Italia, la branch italiana della multinazionale americana ADP quotata al Nasdaq e leader mondiale nell’human capital management che quest’anno festeggia i 50 di presenza operativa nel nostro paese.

VERSO INDUSTRIA 5.0: QUANDO UOMO E MACCHINA COLLABORANO

La conclusione dello studio è che la tecnologia porterà a un nuovo modo di concepire il concetto stesso di lavoro proiettandoci verso l’industria 5.0, intesa come paradigma evolutivo verso la piena integrazione tra uomo e tecnologia, in uno scenario in cui non vi sarà più distinzione tra mondo virtuale e fisico, dato che uomo e macchine lavoreranno insieme. In quest’ottica, digitalizzazione, robotica e automazione devono essere considerati come strumenti-chiave per accompagnare la trasformazione delle imprese. E in futuro avranno un ruolo sempre più rilevante sulle dinamiche competitive e organizzative delle aziende. Basti pensare che se nel 2000 solo il 25 per cento dei dati era archiviato in formato digitale, nel 2007 questa percentuale ammontava al 97 per cento.

INDUSTRIA 4.0: È BOOM IN ITALIA

Ad oggi l’Italia è tra i Paesi che utilizzano maggiormente tecnologie automatizzate nell’industria: si contano in media 160 robot industriali ogni 10.000 dipendenti nella industria manifatturiera rispetto ai 150 della Spagna e ai 127 della Francia. Solo in Italia, a fine 2016 il mercato dell’Industria 4.0 ha raggiunto il valore di 1,83 miliardi di euro, in crescita del 18,2 per cento rispetto all’anno precedente e con un’incidenza arrivata fino al 44 per cento nei prodotti e servizi ICT. Un trend che sta continuando: nel primo trimestre del 2017 la domanda di prodotti e soluzioni digitali 4.0 è aumentata tra il 10 e il 20 per cento, con aspettative di mantenere una dinamica sostenuta per l’intero anno (fonte: rilevazioni Assinform).

A RISCHIO IL 15 PER CENTO DELLA FORZA LAVORO

La ricerca evidenzia che in Italia la percentuale di occupati a rischio automazione sfiora il 15 per cento e interessa 3,2 milioni di lavoratori. Agricoltura e pesca (25 per cento), commercio (20 per cento) e industria manifatturiera (19 per cento) i settori più esposti. È però altrettanto vero che l’evoluzione tecnologica in atto sarà capace di generare nuove opportunità occupazionali: per ogni posto di lavoro nato nei settori legati alla tecnologia, alle life science e alla ricerca scientifica si stima che siano generati – per effetti diretti, indiretti e indotti – ulteriori 2,1 posti di lavoro. Non solo.

Senza un adeguato innalzamento di competenze tecnologiche da parte dei lavoratori più anziani, in Italia ci saranno nel 2020 135mila posti vacanti nel settore dell’Information and Communication Technology rispetto ai 33.000 lasciati vuoti nel 2015, con una crescita del 309 per cento in 5 anni.

Giuseppe Turani
Informazioni su Giuseppe Turani 56 Articoli
Giornalista economico e Direttore di "Uomini & Business". E' stato vice direttore de L'Espresso e di Affari e Finanza, supplemento economico de La Repubblica. Dal 1990 al 1992 è editorialista del Corriere della Sera, del mensile Capital e dei settimanali L'Europeo e Il Mondo. Ha scritto 32 libri.

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