Per diversi mesi si è parlato di “Terra dei Fuochi” come vero e proprio territorio di morte annunciata. Gli scarichi illegali di materiale radioattivo insieme ad una serie di irregolarità nel trattamento dei rifiuti , ha generato un allarme generale che ha superato i confini nazionali, divenendo quasi un’accezione negativa collegata ad un territorio che da sempre è riconosciuto come “Terra di Lavoro” e non certo di morte.
Ma proprio in questi giorni la pubblicazione del gruppo di lavoro “Sentieri” , rilancia la problematica estendendola a livello nazionale. Non una sola “Terra dei Fuochi” ma tanti territori compromessi dalla cattiva gestione dei rifiuti.
SENTIERI è un progetto promosso dall’Istituto Superiore della Sanità diretto ad uno studio epidemiologico dei territori esposti a rischio inquinamento. Nel terzo rapporto ufficiale emerge una stretta relazione tra patologie oncologiche e siti in cui il rischio ambientale è cresciuto a dismisura.
Di fatto la nostra società è incapace di tutelare la salute pubblica e con una cattiva gestione dei rifiuti (di ogni genere) rischia seriamente di rendere alcuni territori simbolo di “non vita”. I numeri sono da brivido. Come pubblicato da diversi organi di informazione per le patologie tiroidee ad esempio (di tipo oncologico) in alcuni territori sono stati rilevati incrementi anche del 70% per gli uomini e del 56% per le donne. Queste percentuali salgono ancora in ambiti ad alta densità industriale e rivelano situazioni limite per la medicina. Altri numeri da brivido sono quelli relativi a patologie “minori” (es insufficienza renale) che hanno fatto registrare veri e propri boom in zone come Brescia, Taranto, Sassuolo. L’idea per i lettori del rapporto è quella di uno Stato incapace di far fronte ad un vero e proprio allarme nazionale. La crisi del territorio casertano è solo l’aspetto più “mediatico” , discusso e forse eccessivamente utilizzato per forme di marketing politico che hanno colpevolmente coperto ciò che accade in altre città, altre regioni dove la situazione è altrettanto grave.
Quali le soluzioni? Sicuramente la mappatura realizzata da SENTIERI è un primo importante punto di partenza. Il passo successivo non può non essere la programmazione di azioni di bonifica innovative in grado di arginare e con il tempo rendere nuovamente fruibili le terre oggi compromesse. Ulteriormente paradossale è la crisi del sistema industriale italiano che fa si che questo dazio non sia neanche minimamente bilanciato da sviluppo dei territori stessi, oramai in piena depressione.
Il rischio più grande? Fermasi ai dati ed agli aspetti mediatici del fenomeno. In quel caso il danno sarebbe irreparabile con seria ipoteca sul futuro delle generazioni attuali e future. Il Mattino di Napoli in occasione del terremoto del 1980 titolò a piena pagina “Fate presto”. I numeri della ricerca dicono che bisogna fare ancora presto senza alcun indugio.
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