Quelle fughe spettacolari dalla DDR a 30 anni dalla caduta del Muro di Berlino

Hanno provato a fuggire in tutti i modi: a nuoto, a bordo di aerei improvvisati, saltando il filo spinato, in auto, dirottando un treno, in un tank rubato, in mongolfiera, sottoterra. Alcuni ce l’hanno fatta, altri no. La storia degli uomini e delle donne che tentarono di fuggire dalla ex DDR supera qualsiasi immaginazione.

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Per ventotto anni la Germania Orientale, controllata dai comunisti, restò tagliata fuori dall’enclave capitalista di Berlino Ovest. Le prime barricate che avrebbero finito per dare forma al Muro di Berlino furono innalzate nell’agosto del 1961, quando il numero di tedeschi dell’Est che lasciavano la DDR attraverso Berlino Ovest aveva ormai raggiunto dimensioni da record. Per i tre decenni successivi questa barriera avrebbe tenuto separate famiglie e quartieri che un tempo appartenevano alla medesima città.

Il 9 novembre del 1989 il muro fu abbattuto, quasi con la stessa velocità con cui era stato originariamente costruito. Non appena un rappresentante dell’amministrazione della Germania Orientale annunciò prematuramente l’apertura del confine, migliaia di esultanti tedeschi dell’Est si diressero verso il Muro e iniziarono a farlo a pezzi, mattone per mattone. Lo storico britannico Timothy Garton Ash descrisse la scena come “la più grande festa per strada nella storia del mondo”.

Per i tre decenni in cui rimase in piedi, il Muro fu una barriera letale. Le guardie di confine avevano ricevuto ordini precisi: “Non esitate ad adoperare le vostre armi, anche se a tentare di violare il confine sono donne e bambini”. Lo si legge in un dossier del servizio segreto della Germania Est datato 1973. Almeno 138 persone morirono nel tentativo di superare quel confine.

E anche se alcuni riuscirono a valicarlo, e a sopravvivere, non è dato sapere esattamente in quanti raggiunsero la parte occidentale della città. C’è chi sostiene che furono cinquemila i tedeschi dell’Est ad aver trovato un modo per arrivare a Berlino Ovest superando il Muro. Uomini, donne e bambini che sgattaiolarono oltre i checkpoint, nascondendosi a bordo dei veicoli e scavando delle gallerie sotto il cemento.

Per celebrare il 30° anniversario della caduta del Muro abbiamo raccolto dieci delle strategie più temerarie e coraggiose con le quali la gente provò a fuggire dalla Germania Orientale.

1. DIROTTANDO UN TRENO

Quattro mesi dopo che sorse il muro, un giovane ingegnere ferroviario di Berlino Est individuò un varco nella barriera. Harry Deterling scoprì un binario in disuso che correva ancora dalla periferia di Berlino Est fino a Berlino Ovest. Deterling si offrì subito di guidare quel treno lungo la tratta ad essa più vicina, e ne pianificò “l’ultima corsa verso la libertà”. Il 5 dicembre del 1961 Deterling fece salire a bordo la sua famiglia e i propri amici, svuotò l’aria dai freni d’emergenza, e corse a tutto vapore verso Berlino Ovest, travolgendo le spaventate guardie di frontiera. Una volta raggiunta l’altra parte della città, uno dei suoi passeggeri fece una telefonata alla polizia di Berlino Ovest per informarli del fatto che: “Siamo appena fuggiti a bordo di un treno”. Il giorno seguente le autorità della Germania Orientale interruppero quella tratta.

2. RUBANDO UN TANK

Nel 1961 il soldato della Germania Est Wolfgang Engels era stato uno di quelli che aveva dato una mano a erigere il Muro di Berlino, ma solo due anni più tardi anche lui pianificò la propria fuga. Certo, non particolarmente bene, come riferisce The Local. Il 16 aprile del 1963 Engels sottrasse un tank della Germania dell’Est puntando a schiantarsi contro la barriera di cemento, e urlando a squarciagola: “Me ne vado via da qui, in Occidente, c’è qualcuno che vuole accompagnarmi?”. Ma il mezzo non riuscì a sfondare il Muro. Uscito dal veicolo, Engels tentò di arrampicarsi sulla parete, ma finì impigliato nel filo spinato e i proiettili delle guardie di confine della Germania dell’Est lo raggiunsero per ben due volte. Alla fine, dei tedeschi dell’Ovest che stavano bevendo in un bar lì vicino gli vennero incontro, aiutandolo a divincolarsi dal filo spinato, e a calarsi giù dal muro. Engels stesso raccontò poi al The Christian Science Monitor  come abbia riacquistato conoscenza sul bancone del bar. “Quando voltai il capo e vidi sugli scaffali tutte quelle etichette di alcolici occidentali — disse — capii di avercela fatta”.

3. A BORDO DI UNA CONVERTIBILE

Fu l’amore a spingere Heinz Meixner a concepire il suo audace piano. A Berlino Est, dove lavorava, l’austriaco si era innamorato di Margarete Thurau, ma le autorità le avevano negato il permesso di sposarlo nel suo paese natale. Così Meixner decise di andare a prendere lei e la sua futura suocera, a modo suo. Noleggiò una convertibile, ne rimosse il parabrezza e ne sgonfiò parzialmente i pneumatici per darle un assetto ancor più ribassato. Il 5 maggio del 1963, mentre Thurau e sua madre se ne stavano acquattate sul sedile posteriore,Meixner guidò la vettura fino al cosiddetto Checkpoint Charlie. Raggiunto il punto in cui le guardie avrebbero ispezionato il veicolo, si chinò, diede gas, e scivolò giusto al di sotto della barriera, fino a Berlino Ovest.

4. A NUOTO

Nel 1966 il diciottenne Hartmut Richter nuotò per ore lungo il canale di Teltow eludendo le guardie di confine della Germania Orientale per raggiungere Berlino Ovest. “A un certo punto mi aveva aggredito un cigno, c’erano i cani che abbaiavano, e più volte sono dovuto restare fermo ad aspettare, e nuotare sott’acqua fino a che non c’era più nessuno”, ha raccontato lo stesso Richter all’Agence France Presse. “Quando finalmente ce l’ho fatta ero esausto e in ipotermia, e sono svenuto sulla sponda”. Qualche anno dopo Richter tornò in Germania dell’Est e cominciò a portar fuori di nascosto i propri amici celandoli nel portabagagli della sua autovettura — grazie al suo aiuto riuscirono a fuggire in tutto più di trenta persone. Nel 1976 fu catturato e condannato a quindici anni di reclusione. Le autorità della Germania Occidentale riuscirono ad ottenerne la liberazione dopo quattro anni di galera.

5. SU UN MATERASSINO

Ingo Bethke aveva acquisito una certa familiarità con le sponde del fiume Elba, a nord di Berlino, quando era ancora una guardia di confine della Germania orientale. Una volta deciso a fuggire da Berlino Est, nel 1975 Bethke tornò in riva al fiume in compagnia di un amico e di un materassino gonfiabile. Prima però furono costretti a superare una recinzione di metallo e un campo minato. Ma alla fine i due arrivarono al fiume, dove remarono silenziosamente a bordo del materassino fino a raggiungere la Germania Occidentale.

6. SCIVOLANDO LUNGO UN CAVO

Dopo la sua defezione, l’intera famiglia di Ingo Bethke finì sotto indagine delle autorità della Germania Est. Suo fratello, Holger, alla fine decise di seguirlo, preparando una fuga altrettanto ardita. Holger fece pratica come arciere, e andò poi alla ricerca di un edificio abbastanza alto da riuscire a vedere Berlino Ovest.Nel mese di maggio del 1983 sgattaiolò nell’attico, e col suo arco scoccò oltre il Muro una freccia attaccata a un cavo di metallo. Ad attenderlo dall’altra parte c’era Ingo, che legò il cavo alla propria automobile. Così, grazie a una puleggia di metallo Holger scivolò sul cavo al di sopra del muro, ricongiungendosi col fratello a Berlino Ovest.

7. SULLE ALI DI UN FINTO AEREO SOVIETICO

Per liberare Egbert, il loro terzo fratello, i due concepirono uno stratagemma ancor più audace. Presero lezioni di volo, dipinsero un paio di ultraleggeri con la stella rossa sovietica. E nel maggio del 1989 erano ormai pronti. Indossarono uniformi militari e si librarono oltre il muro per atterrare a Berlino Est, dove caricarono Egbert, che li stava aspettando, e lo riportarono in fretta e furia in Occidente. I fratelli erano stati separati per oltre un decennio. “Non pensavo che avrei mai rivisto i miei fratelli, ma alla fine sono calati dal cielo come degli angeli — raccontò in seguito Egbert — e mi hanno portato in paradiso”.

8. IN MONGOLFIERA

Hans Peter Strelczyk, un meccanico d’aviazione, trasse l’ispirazione per la sua fuga guardando un programma televisivo della Germania Orientale sulla storia delle mongolfiere. Insieme all’amico Gunter Wetzel fabbricò una mongolfiera in grado di trasportare entrambe le loro famiglie in Occidente. Gli amici realizzarono il motore a partire da alcune bombole di propano, mentre le loro mogli cucirono insieme delle lenzuola per farne un pallone. Dopo un primo fallito tentativo, alla fine le due famiglie si levarono al di sopra del Muro, il 16 settembre 1979, per atterrare trenta minuti dopo su di un cespuglio di more sul suolo della Germania Ovest.

9. SUL FILO

A causa delle sue idee anti-comuniste, a Horst Klein, un trapezista, era stato vietato di esibirsi nella Germania Orientale. Così lui adoperò la propria abilità da equilibrista per andarsene a Berlino Ovest. “Non avrei potuto vivere un giorno di più senza sentire l’odore del circo nelle mie narici”, disse all’epoca Klein ai giornalisti. Nel dicembre del 1962 Klein si arrampicò su un palo della corrente vicino al Muro di Berlino, e in equilibrio sopra le pattuglie di guardia, si fece avanti un passo dopo l’altro sul cavo in disuso. Le sue mani s’intorpidirono per il freddo, cadde dal filo e si ruppe entrambe le braccia, ma atterrò a Berlino Ovest.

10. FUGA IN MASSA DAL TUNNEL

Centinaia di tedeschi dell’Est fuggirono attraverso una rete segreta di tunnel scavati sotto il Muro di Berlino. Nel 1962 circa una dozzina di anziani tedeschi dell’Est scapparono da Berlino Est scavando quello che fu successivamente ribattezzato come “il tunnel degli anziani”. Nel corso di due notti consecutive del 1964, cinquantasette persone passarono attraverso un’altra galleria che divenne famosa col nome di “Tunnel 57”. Quella fu la più grande fuga in massa nella storia del Muro di Berlino.


Informazioni su Marco Blaset 150 Articoli
Giornalista economico della Federazione Svizzera e Direttore di Outsider News.

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