In questi giorni di febbrili trattative per la formazione del nuovo governo è tornato alla ribalta un termine che gli italiani hanno imparato a conoscere, a loro spese, nel 2011: lo spread. Cerchiamo di capire come funziona e come influenza la nostra economia e la nostra vita di tutti i giorni.
Lo spread
Lo spread è quell’elemento che permette di capire in che stato si trova la situazione economica del nostro Paese. Lo spread è sostanzialmente il differenziale tra due diverse misure che in questo caso sono due diversi titoli di Stato: i btp e i bund.
I btp sono dei buoni del tesoro pluriennali, ossia dei titoli di stato italiani equiparabili ai BOT, con cui lo Stato italiano si finanzia e provvede alla propria amministrazione. Questi titoli vengono piazzati grazie allo svolgimento di alcune aste a cui possono partecipare sia investitori privati che pubblici.
I bund sono invece i titoli di stato tedeschi. Lo spread è il differenziale tra il rendimento dei btp italiani e i bund tedeschi su scadenza decennale. Perché viene preso in considerazione il bund tedesco? Semplice, l’economia tedesca è quella decisamente più solida in ambito europeo e quindi per comprendere la solidità economica dello Stato italiano diventa necessario confrontarla con quella dello Stato che a livello europeo si presenta come economicamente più forte.
Come funziona lo spread
Regola vuole che maggiore sia il rischio che un investitore corre acquistando un determinato titolo, maggiore debba essere il rendimento del titolo stesso. Acquistando il titolo emesso da uno Stato in forte crisi economica, è ovvio che si corre un rischio molto alto e di conseguenza anche il rendimento del titolo stesso sarà elevato.
La Germania è uno Stato decisamente solido dal punto di vista economico e acquistare bund tedeschi, vuol dire correre rischi pari quasi allo zero. Lo spread in buona sostanza esprime quanto il btp produce di più in relazione al bund. Quindi più alto è lo spread e maggiore sarà il rischio percepito dal mercato finanziario nei confronti del btp italiano.
Lo stato di apprensione aumenta ogni qual volta si innalza lo spread perché ciò sta a significare che l’Italia perde terreno in termini di rating, ossia affidabilità dal punto di vista economico e acquistare i suoi titoli vuol dire correre un rischio elevato. Occore però ricordare che l’aumento dello spread può però anche essere causato da una diminuzione del rendimento del bund tedesco, dovuto ad un incremento della domanda.
Quali fattori influenzano lo spread
Esistono 5 diversi fattori in grado di influenzare l’andamento dello spread:
– lo sviluppo economico del Paese che può portare ad un aumento dello spread se lo sviluppo e molto basso o pari allo zero e alla sua diminuzione in caso di crescita economica e aumento del prodotto interno lordo (PIL);
– il debito pubblico il cui aumento determinerà un proporzionale aumento dello spread;
– la situazione politica dello Stato italiano. Di fronte ad un governo instabile e sprovvisto di una maggioranza compatta lo spread sarà inesorabilmente destinato ad aumentare, al contrario di fronte ad una maggioranza solida con un programma politico chiaro ed incisivo lo spread tenderà a scendere;
– la valutazione delle tre principali compagnie di rating degli Stati Uniti, Moody’s, Fitch e Standard & Poor’s;
– la richiesta, da parte dell’Italia, di sostegno economico al Fondo Europeo salva Stati o il ricorso alla Banca Centrale Europea, la quale può acquistare titoli a breve termine (circa 3 anni) di Stati in difficoltà, sono strumenti che fanno aumentare lo spread, al contrario l’acquisto autonomo da parte della Banca Centrale Europea e del Fondo Salva Stati dei titoli italiani lo fanno scendere.
Cosa succede quando aumenta lo spread?
Quando si alza lo spread lo Stato deve pagare interessi più alti e, come un cane che si morde la coda, spende più denaro per rimborsare chi gliel’ha prestato in precedenza.
Anche i bilanci di imprese e famiglie però, ne risentono. Dovendo pagare un rendimento maggiore sui propri titoli, lo Stato deve cercare le coperture e questo può comportare una riduzione delle spese o un aumento delle tasse.Ovviamente, non è solo lo Stato a pagare interessi più alti sul debito. Anche le banche si trovano a pagare interessi più elevati e, dunque, potrebbero andare incontro a problemi di liquidità.
Se ciò dovesse accadere, potrebbero a stringere la borsa o a prestare soldi a famiglie e imprese a tassi molto più elevati.Ad esempio, comporta un rischio l’erogazione di nuovi mutui.Lo spread non ha un’influenza diretta e non è l’unico fattore in gioco, ma alla lunga potrebbe scoraggiare le banche a fornire prestiti o causare un innalzamento degli interessi. Nel 2011, quando ha raggiunto 550 punti, le rate per i mutui sono salite del 4%. Stessa attenzione va agli investimenti mobiliari, come fondi e pensioni integrative.
Conclusioni
Lo spread è, quindi, è un parametro di affidabilità che incide sui nostri conti pubblici e sulle nostre tasche (interessi sui mutui). Cercare di contenerlo entro valori accettabili dovrebbe essere l’imperativo categorico di qualsiasi governo.
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