Basilea 3: cosa cambia per le imprese

I nuovi parametri Basilea 3 avranno un impatto sempre più determinante nella capacità di ottenere credito sul mercato. L’Accordo Basilea 3 è sorto con la finalità di creare un sistema economico e finanziario più forte, con banche e imprese più solide.

È molto diffuso, invero, il timore che una maggiore rigidità del sistema bancario vada a limitare i flussi creditizi destinati all’economia reale, ostacolando quindi flussi di finanziamento dal sistema bancario alle imprese, soprattutto di piccole dimensioni, anche in virtù del minore potere contrattuale che queste hanno nei confronti delle banche.

Sul fronte delle imprese, però , potrebbe esserci anche un elemento positivo: Basilea 3 può costituire uno stimolo per l’adozione di atteggiamenti virtuosi.

Le aziende, per rafforzare la propria struttura finanziaria e ridurre il grado di indebitamento,dovranno consolidare il patrimonio, affinché siano maggiormente affidabili.

I bilanci di molte aziende di piccole-medie dimensioni, come è noto, presentano diversi aspetti che le rendono potenzialmente esposte ad eventuali inasprimenti nelle condizionidi offerta del credito.

Queste aziende, spesso, presentano una struttura finanziaria debole ed una elevata esposizione nei confronti del sistema bancario. In particolare, il grado di indebitamento delle piccole imprese risulta significativamente più elevato rispetto a quello delle imprese di maggiore dimensione. Il maggiore indebitamento delle piccole imprese potrebbe riflettersi in una più contenuta capacità di sostenerne gli oneri finanziari.

Inoltre, a causa della sostanziale assenza di canali di finanziamento alternativi al credito, la dipendenza delle piccole imprese dalle banche è molto elevata.

Questi elementi di debolezza delle piccole-medie imprese, che potrebbero incidere negativamente sulle condizioni di accesso al credito con l’entrata in vigore delle nuove regole, non sono tuttavia sufficienti a delineare un quadro completo dei possibili effetti del nuovo Accordo.

Vanno, infatti, considerati diversi fattori che potrebbero attenuare l’impatto su queste imprese.
Occorre, in primo luogo, ricordare che il nuovo impianto regolamentare conferma integralmente i meccanismi previsti da Basilea 2 per contenere l’assorbimento patrimoniale dei prestiti alle piccole e medie imprese. A parità di merito creditizio, i finanziamenti alle piccole e medie imprese impegnano una quantità di patrimonio significativamente inferiore a quella richiesta a fronte dei prestiti concessi a imprese di maggiore dimensione.

È possibile stimare, inoltre, che le imprese più piccole siano finanziate in misura minore dalle banche più grandi e complesse che subiranno il maggiore impatto della riforma.

Inoltre, un buon numero di banche italiane di medie e piccole dimensioni è già oggi caratterizzato da livelli di patrimonio superiori a quelli richiesti dalle nuove regole.

Tali intermediari hanno saputo assicurare anche durante la crisi un flusso di credito all’economia.

È auspicabile, pertanto, che le piccole imprese possano continuare a beneficiare della «vitalità » di queste banche, che rappresentano un loro interlocutore privilegiato, soprattutto per il radicamento nel territorio e la capacità di introdurre nel processo creditizio le informazioni qualitative sul merito di credito delle imprese clienti.

È opportuno rilevare, inoltre, che sia le misure relative al capitale che quelle riguardanti la liquidità potranno esercitare una spinta al rialzo sul costo del credito per le imprese. Sebbene i provvedimenti previsti permetteranno di ottenere benefici di lungo periodo in termini di minori probabilità di crisi, tuttavia, il circuito che va da capitale e liquidità ai tassi di interesse e poi, conseguentemente, al credito in circolazione e quindi all’economia, nel medio periodo, potrebbe condurre a costi inevitabili.

L’aumento dei requisiti patrimoniali minimi aumenta il costo del capitale per unità di attivo e quindi il costo delle passività totali. Da ciò può derivare una pressione sul «prezzo» degli impieghi con una riduzione del credito in circolazione.

Tale effetto restrittivo potrebbe essere stabile, ma, poiché nel medio – lungo periodo più elevati livelli di capitalizzazione dovrebbero generare un sistema bancario più solido e meno rischioso, si presume che le banche riusciranno, con il tempo, a raccogliere capitale ad un costo più basso e, quindi, a “rigirarlo” alle imprese a minori tassi. Ma questo è solo un augurio.

Informazioni su Marco Blaset 151 Articoli
Giornalista economico della Federazione Svizzera e Direttore di Outsider News.

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