Dal Monte di Pietà ai Compro Oro, la triste corsa della disperazione

I negozi “Compro Oro” spuntano come funghi. Sembrerà assurdo, ma la crisi ci ha riportato indietro nel tempo, fino al XV secolo, ossia quando fu istituito il Monte di Pietà (o banco dei pegni).

La funzione di questa istituzione finanziaria senza scopo di lucro, nata su iniziativa dei Francescani, era quella di finanziare persone in difficoltà, fornendo loro la necessaria liquidità in cambio di un pegno che valesse almeno un terzo in più, di quanto volevano fosse concesso loro in prestito.

Trascorso un determinato periodo di tempo, solitamente un anno, se la somma non veniva restituita, il pegno veniva venduto all’asta.

Nel XXI secolo i cittadini in difficoltà finanziarie, invece di andare in banca, sembrano rivolgersi sempre più ai negozi Compro Oro, che stanno spuntando come funghi nelle nostre città, per un totale di seimila esercizi in tutta Italia(+23,5% rispetto al 2010 con picchi del 30% a Roma e Napoli). Basta guardare su internet o su un normale elenco telefonico per capire l’ampiezza del fenomeno da 2,1 mld di euro l’anno, attorno al quale spesso gravitano numerosi illeciti. “Naturalmente nessuno vuole criminalizzare chi onestamente gestisce un compro-oro”, afferma Edoardo Calabria, dirigente della polizia Amministrativa di Roma, specificando che “nell’illegalità vive sono solo una piccola parte della categoria”. Secondo Andrea Zironi, presidente di Anopo, l’Associazione nazionale operatori professionali oro – “i negozi Compro Oro dilagano e approfittano dell’aumento del valore dell’oro e della crisi economica che ha colpito il nostro Paese per speculare sui consumatori ignari. Consumatori che incorrono così nel rischio di essere truffati o coinvolti in casi di riciclaggio. Come Anopo, ci stiamo battendo proprio per una regolamentazione del mercato, con leggi che aumentino i controlli per una concorrenza leale e corretta a salvaguardia dei cittadini“.

Nel frattempo coloro che si trovano costretti a vendere i gioielli di famiglia per avere denaro contante, devono prestare estrema attenzione, poiché il rischio di incorrere in qualcuno che vuole speculare sulle difficoltà altrui è elevato. Ce lo conferma anche il recente sequestro di sette punti vendita, operato dalla Guardia di Finanza a Terni, che ha portato all’arresto del titolare di un’attività di compravendita di oro per i reati di ricettazione, usura e falso in registri. Più volte presso questi negozi si recavano persone in difficoltà finanziaria che lasciavano in pegno oggetti, percependo in cambio un importo in denaro nettamente inferiore al valore reale; quando, poi, tornavano per riscattarlo, erano costretti a versare cifre superiori per l’applicazione di interessi usurari, accertati a volte anche in ragione del 1000% annuo. Sono state accertate anche situazioni in cui, consapevolmente, l’azienda pagava a chi le conferiva oggetti preziosi, importi in denaro molto al di sotto del loro valore; tali situazioni si verificavano, in particolare, in occasione delle cessioni effettuate da minorenni, approfittando della loro età.

Altro rischio è che questi negozi vengano utilizzati per rimettere sul mercato refurtiva o soldi sporchi, con un ulteriore effetto collaterale: dove apre un “Compro Oro” di solito si verificano aumenti di furti e rapine, poiché alcuni gestori disonesti pagano in contanti senza registrare l’intermediazione e quindi evitando di accertare la provenienza dei vari oggetti. Ma cosa deve fare un onesto cittadino che vuole semplicemente vendere il proprio oro, magari perché quel bracciale o quella collanina sono ormai fuori moda? Per evitare brutte sorprese bisogna per prima cosa informarsi sulle quotazioni dell’oro che, come tante altre materie prime è quotato sui mercati internazionali con i prezzi riportati quotidianamente sui pricipali mezzi di informazione. Solitamente la quotazione è espressa in Dollari per Oncia, per cui sarebbe bene sapere anche che un’oncia d’oro è pari a poco più di 28 grammi. In ultimo andrebbero selezionati i vari soggetti “Compro Oro” per le commissioni applicate alle singole intermediazioni o all’effettivo prezzo che andranno a pagare con la scusante che spesso di tratta di “oro vecchio”. Non va poi dimenticato di pesare il quantitativo di oro che si intende vendere poiché alcune bilance dei negozianti potrebbero essere truccate.

Ma se c’è chi vende oro, soddisfacendo oltreché le proprie tasche anche la fornitura di materia prima all’oreficieria, c’è anche chi l’oro se lo compra, magari come forma di investimento alternativo in un periodo di forte incertezza come quello che stanno attraversando i mercati finanziari. E’ in questo quadro che nasce il bancomat dell’oro, un vero e proprio distributore automatico Made in Germany, dal quale piovono monetine d’oro e mini Lingotti con tanto di confezione regalo. E’ chiamato “Gold to go service machine” ed è un vero e proprio ATM che accetta contanti, carte di credito e bancomat in cambio di monete e lingottini, da custodire nella tradizionale cassaforte di casa o in una cassetta di sicurezza in banca.

La meravigliosa macchinetta, che vanta oltre venti installazioni in tutto il globo (in Italia è presente all’aeroporto di Orio al Serio di Bergamo e a Linate), calibra il suo rapporto di cambio sul fixing londinese, che si tiene due volte al giorno, mattina e pomeriggio. Diversi i tagli acquistabili: dai lingotti (da 1,5 grammi fino a 10 grammi o a un’oncia di oro a 24 carati) fino a diversi tipi di monete di diversa caratura fino ad un massimo di un’oncia. Tra le altre bizzarrie che sono venute fuori con la crisi e con il vertiginoso aumento delle quotazioni del metallo giallo, c’è da annoverare il recente incremento del numero di cercatori d’oro in Italia, salito a 500 persone contro le 300 del 2009. Per essere più precisi si tratta di appassionati che svolgono tale attività solo sotto forma di sport, visto che nel nostro paese non vi sono giacimenti o filoni d’oro come negli States. “E’ un problema di quantità” – precisa Arturo Ramella, presidente della Federazione mondiale dei cercatori d’oro – “una squadra tipo composta da tre persone non riesce, in un giorno intero, a trovarne più di 2 grammi.

Dunque è un’illusione pensare di arricchirsi o di trasformarlo in un vero e proprio mestiere. Certo, lavorando qualche giorno di fila è possibile arrivare ad un quantitativo che consente di regalare un gioiellino alla moglie, ma nulla più”. Più moderni, invece, i cercatori d’oro dotati di metal detector che setacciando palmo a palmo le maggiori spiagge italiane, in cerca di collanine, orologi, fedi, anelli, orecchini, monete di bagnanti distratti o sfortunati, possono arrivare a racimolare anche un chilo e mezzo d’ oro in una sola stagione. Se volete cimentarvi in questo passatempo, ricordate però che per restare nella legalità il materiale ritrovato deve essere portato all’ufficio oggetti smarriti o ai vigili urbani. Trascorso un anno senza che nessuno ne abbia reclamato la proprietà, il bottino diventa ufficialmente di proprietà di chi l’ha trovato.

Informazioni su Marco Blaset 150 Articoli
Giornalista economico della Federazione Svizzera e Direttore di Outsider News.

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