Olimpiadi invernali: le sorprese potrebbero arrivare dalle cenerentole dello sport

L’attesa e’ finita. Dopo nemmeno un anno dall’ultima rassegna a cinque cerchi torna a splendere il sacro fuoco di Olimpia. Questa volta illuminerà i cieli di Pechino per la XXIV edizione dei Giochi Olimpici invernali che, per due settimane, catalizzeranno l’attenzione dello sport mondiale.

Sarà, come di consueto, una kermesse avvolta da quella magia che soltanto le Olimpiadi sanno regalare, capace di raccontare grandi imprese e consacrare atleti nella leggenda delle varie discipline. A scrivere la storia Olimpica della neve e del ghiaccio sono state sino ad ora nazioni dalla grande tradizione come Norvegia, Stati Uniti e Germania che non a caso occupano le prime tre posizioni del Medagliere complessivo invernale rispettivamente con 368, 304 e 238 medaglie.

Protagonisti assoluti di questa epica epopea sportiva sono anche paesi come il Canada, l’Austria, la Svezia e la Svizzera che con 199, 232, 158 e 153 metalli totali conquistati si piazzano subito dopo (dal 5° all’8° posto) in questa speciale graduatoria.

E l’Italia? Pure la nostra nazione non è messa niente male: a cominciare dalla prima affermazione di Nino Bibbia nello Skeleton a Sank Mortz nel 1948, continuando poi con gli allori di campioni quali Gustav Thoni, Alberto Tomba, Stefania Belmondo, Manuaela Di Centa, Armin Zoeggeler per giungere quindi alle ultime zampate di Arianna Fontana e Sofia Goggia a Pyeongchang 2018 le medaglie all time sono 124 (40 ori 36 argenti 48 bronzi) collocandosi al 12° posto del medagliere totale.

Insieme a queste superpotenze degli sport invernali, tuttavia, “convivono” anche delle vere e proprie cenerentole che, in qualche modo, hanno contribuito con le loro proprie favole a incidere il grande libro delle Olimpiadi invernali. Per trovarle bisogna scorrere sino agli ultimi posti tra chi è riuscito ad assaporare, almeno in un occasione, il profumo del podio a cinque cerchi rendendo così epiche e memorabili le loro sporadiche imprese.

In questa particolare classifica il primo posto è occupato dalla Romania che si è messa al collo soltanto una medaglia di bronzo nelle diverse edizioni sin qui disputate. A conquistarla fu la nazionale di bob a due composta da Iron Panturu e Nicolae Neagoe che a Grenoble 68 si piazzarono  alle spalle dell’Italia e delle Germania Ovest con il tempo complessivo di 4:44.56.

Unica medaglia, fino ad ora, anche per la Danimarca ma in questo caso di un metallo più pregiato: a Nagano 98 infatti la squadra di curling femminile centrò l’argento. Dopo un brillante girone di qualificazione e la vittoria in semifinale 7-5 contro la Svezia, le danesi approdarono in finale. Ad attendere il quintetto scandinavo (composto da Helena Lavrsen, Margit Potner, Dorthe Holm, Trine Qvist e Jane Bidstrup) nell’ultimo atto del torneo fu la forte compagine del Canada che s’impose per 7-5 conquistando l’oro senza troppi rimpianti per le “vichinghe” che poterono gioire per la piazza d’onore ed il primo centro a Cinque Cerchi.

A seguire troviamo poi la Nord Corea che può vantare un totale di due medaglie “della Neve”. Autentica eroina nazionale fu la pattinatrice di velocità Han Pil-hwa che a Innsbruck 1964 centrò uno storico argento nei 3000 m chiudendo dietro alla sovietica Lidija Skoblikova fermando le lancette a 5’18’5 (stesso rilevamento dell’altra russa Valentina Stenina che condivise il secondo gradino del podio). 28 anni più tardi, ad Albertville 92, il paese asiatico tornò nuovamente alla ribalta grazie, ancora una volta, ad una pattinatrice ma nell disciplina dello Short track: Hwang Ok-Sil infatti si mise al collo il bronzo della specialità dei 500 metri dietro alla statunitense Turner e alla cinese Li, regalando la seconda gioia olimpica alla Corea del Nord.

Davvero sensazionale è altresì il caso di una nazione non molto “abituata” agli sport invernali come la Nuova Zelanda che, nonostante, la sua condizione di isola dell’emisfero australe è riuscita a piazzare tre zampate ai Giochi del ghiaccio. La prima di esse fu assestata da Annelise Coberger che, abbastanza sorprendentemente, conquistò l’argento nello slalom speciale di Albertville 92 dietro all’austriaca Kronberger e davanti alla spagnola Ochoa col tempo di 1.33.10.  Seguirono poi quelle della snowboarder Zoi Sadowski- Synnott e dello sciatore freeststyle Nico Porteous che, entrambi a Pyeongchang 2018, ma rispettivamente nella specialità del big Air e dell’Halfpipe conquistarono due splendidi bronzi.

Da segnalare, infine, anche l’exploit di un piccolo stato come il Lussemburgo che raggiunse il suo apice sportivo ad Albertville 92 grazie ad un immenso campione come Marc Girardelli, capace di conquistare due argenti nello sci alpino (in supergigante dietro al norvegese Kjetil Andrè Aamodt e slalom gigante alle spalle del nostro Alberto Tomba) che hanno collocato di diritto anche il suo paese in questo speciale raggruppamento di inaspettate fiabe sportive che solo le Olimpiadi sono in grado di raccontare.

Lorenzo Nicoletti
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Lorenzo Nicoletti nato il 04-12-1984 a Recanati (MC) e residente a Montefano, un piccolo paese in provincia di Macerata. Laureato in Scienze della Comunicazione, ha frequentato l'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino. Giornalista professionista dal 2015 e da allora dirige un network on-line di notizie denominato MCNET.

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