Quella ossessione per la celebrità, dal quarto d’ora di Andy Warhol all’eternità dei social network

Aveva proprio ragione il visionario Andy Warhol, quando disse che quindici minuti di celebrità non si negano a nessuno. La sua ironica constatazione, rivelatasi a conti fatti davvero profetica, è stata però superata in maniera totale dalla realtà stessa. Oggi tutti vogliono essere celebrity, non certo per un quarto d’ora, ma per sempre, seguiti e adorati da orde di followers, si spera, numerose, alla meglio milionarie.

andy warhol

E tutti in effetti possono diventare celebrity, o comportarsi come tali, usando quel mezzo utile e diabolico dal quale proprio non riusciamo a staccare gli occhi, le mani e forse persino il cuore: lo smartphone. I social network di maggior successo – Instagram e Snapchat – proprio a questo servono: non certo a socializzare e allargare la propria rete di conoscenze, quanto a trasmettere in diretta o in differita pezzetti della propria esistenza, glamourizzando e dando massimo lustro anche alla più banale quotidianità.

Oramai anche la sortita in toilette è occasione per comporre un indispensabile post, che si va ad aggiungere ai milioni di altri indispensabili post che s’accumulano nello spazio virtuale della rete.
I mezzi si fanno sempre più diabolici e raffinati. Da un paio di anni, ad esempio, su Instagram è possibile creare le Stories: sequenze di brevi video, o di foto, che dovrebbero, appunto, raccontare storie.

Tutto va bene: dalla cronaca del weekend in montagna alla visita al museo, dal vernissage della mostra al giro in corridoio. Sono storie non sempre con un gran senso, che per fortuna rimangono online per ventiquattrore appena, e poi scompaiono per sempre, come memorie volatili. Il fatto è che a seguirle, queste stories, viene ogni tanto un po’ di sconforto, da tanto che sono scontate e banali.

È il pensiero che ci sta dietro che proprio non si capisce: perché riprendersi con il telefono che ballonzola, mentre si corre, o peggio ancora mentre si va alla fermata del bus? Perché rendere pubblico ogni più piccolo, insignificante dettaglio della propria vita? Sembra ormai che se una esperienza non passa dallo smartphone non è vera. E se per un po’ si provasse a vivere, invece che ad esibire? Che il nuovo lusso sia il mistero? Da provare, certamente.

Informazioni su Albertina Marzotto 81 Articoli
Esperta di moda e giornalista di costume. Ex Product Manager del Gruppo Marzotto. Autrice del libro "L'abito fa il monaco?" edito da Mondadori.

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