Linkedin: social media a rischio irrilevanza?

Di norma, dopo Facebook e Twitter, il primo social network che viene in mente è LinkedIn che, a differenza degli altri due, ha uno scopo ben preciso: creare una rete di collegamenti professionali.

linkedin

Secondo il blogger Bob Jones, però, questo social network (nato nel 2003), come scritto qui, rischia di diventare ‘irrilevante’.

Innanzitutto, perché non è detto che a un numero elevato di collegamenti possano derivare concreti contatti sociali: “1820 connessioni. Questo è il conteggio corrente delle persone che sono miei ‘amici’ su LinkedIn. Pensandoci, però – sostiene Jones – sono abbastanza certo che avrò parlato con appena il 7% di loro. Il restante 93% delle comunicazioni che ricevo su LinkedIn sono o reclutatori o addetti alle vendite o profili che inviano messaggi spam”.

LinkedIn, secondo l’autore del post, ha un problema: “il mondo oggi è connesso come mai prima e su un livello più personale e intimo. Non abbiamo bisogno di andare su una piattaforma specifica, come LinkedIn, per trovare persone e connetterci con loro. La tecnologia mobile ha trasformato il nostro modo di comunicare e le piattaforme ‘vecchie’ non sono semplicemente costruite per tenere il passo con questo nuovo modo di pensare”.

Un giudizio indubbiamente negativo, rafforzato dal fatto che “Facebook consta di 1,6 miliardi di ‘vite’, mentre Apple ha venuto oltre 800 milioni di iPhone e Android di Google è attivo su 1,4 miliardi di dispositivi”.

Bob Jones, prendendo come esempio se stesso, racconta di non avere assunto nessuno in relazione al suo profilo LinkedIn, perché già Facebook, Twitter e Google rivelano molto sulla personalità, le simpatie, le antipatie e le passioni della gente.

Ma c’è qualcosa di positivo su LinkedIn? Per l’autore del post sì ma bisognerebbe puntare l’attenzione più sugli articoli pubblicati (perché ce ne sono di parecchi e di interessanti) che sulla rete e il reclutamento.

La domanda è: Bob Jones ha ragione, LinkedIn è un social network destinato a scomparire o decisamente no?

Lo dirà solo il tempo ma non bisogna trascurare alcuni numeri significativi che, al momento, sembrerebbero sconfessare la tesi dell’autore del post.

Come riportato, infatti, da Antonella Napolitano nel suo LinkeDin, la rete per trovare il lavoro dei sogni, edito da Apogeo, sul social network ci sono ben 100 milioni di biglietti da visita che, se fossero posti uno sull’altro, formerebbero una pila di 98,425 piedi, cioè oltre 30 metri. Inoltre, i gruppi presenti su LinkedIn sono molto frequentati: quasi 18 milioni, infatti, gli utenti attivi, un milione e mezzo di utenti che entrano a far parte di un gruppo ogni settimana, 1.200.000 post e commenti nei gruppi ogni settimana.

Infine, un elemento non da trascurare: la possibilità di scaricare le e-mail dei collegamenti, uno strumento utilissimo per creare un enorme database di contatti, da usare anche in chiave marketing (Fonte: RobertoZarriello.com).

Informazioni su Roberto Zarriello 13 Articoli
Giornalista, saggista e docente di Comunicazione digitale e Social Media all’Università Telematica “Pegaso”, dirige il Master in "Editoria e Giornalismo digitale" della Ninja Academy. Ha collaborato con le Cattedre di Organizzazione e Comunicazione degli Uffici Stampa - URP e di Pianificazione Media e Comunicazione dello Sport della Facoltà di Scienze della Comunicazione all’Università “La Sapienza” di Roma. Scrive di comunicazione, internet e nuove tecnologie per l'Huffington Post, coordina l'area Glocal news di Tiscali.it. Collabora dal 2003 con il gruppo Espresso, con cui ha creato il progetto Città 2.0 su Repubblica.it. È fondatore e direttore responsabile del magazine di cultura e innovazione RestoalSud.ite dirige la RestoalSud Academy. Ha pubblicato il volume Penne Digitali 2.0 - Fare informazione online nell’era dei blog e del giornalismo diffuso, edito dal Centro di Documentazione Giornalistica, e Social Media Marketing - Strumenti per i nuovi Comunicatori Digitali, edito da Franco Angeli. Ha ricevuto nel 2015 il Premio Giornalistico Nazionale “Maria Grazia Cutuli” per la categoria “web, editoria digitale”.

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