Milano e La Mala: da Via Osoppo a Vallanzasca, 40 anni di malavita in mostra

Fatti, dettagli, immagini, documentazioni, linguaggio: sembra uscita dalla penna di un talentuoso scrittore di gialli “Milano e la mala”, la mostra sulla malavita in corso nel capoluogo lombardo a Palazzo Morando, sino all’11 febbraio.

Un tuffo nella criminalità che ha imperversato a Milano dagli anni Quaranta a metà degli Ottanta, in esposizione per informarsi e forse tentare di capire le dinamiche di un tragico sottosuolo urbano che, per un lungo periodo, ha fatto tremare cittadini e forze dell’ordine tra rapine, rapimenti, regolamento di conti, sangue, morti.

L’ eccezionale excursus, tra prime pagine di giornali, locandine di film dei Sessanta, foto e oggetti, parte dalla celebre rapina al furgone blindato della Banca Popolare di Milano, in via Osoppo nel 1958 – 164 milioni dell’epoca e nessuna arma da fuoco usata, un bandito prima di fuggire fece tatattatà imitando spiritosamente il suono del mitra – sino all’avvento di Vallanzasca ( & company), il bel René tra i pochissimi ancora in vita. E in carcere.

Con gli anni Sessanta infatti spuntarono via via le bande, strutturate, talvolta di stampo mafioso e iniziarono a imperversare dapprima tra prostituzione, gioco d’azzardo e traffico di stupefacenti. I nomi di Francis Turatello, Angelo Epaminonda e Renato Vallanzasca iniziarono a prendere sempre più spazio nelle cronache, contribuendo a creare una vera e proprio atmosfera di terrore, da thriller reale

Non mancano, nel percorso, anche una serie di reperti e oggetti del tutto particolari tra cui i dadi delle bische clandestine, la custodia del mitra di Renato Lutring, le armi di ordinanza della polizia e quelle sequestrate ai malviventi.

Chi visita questa interessante mostra – promossa dal Comune di Milano e organizzata dall’Associazione Spirale d’Idee con il patrocinio della Polizia di Stato, della Regione Lombardia e della Città metropolitana di Milano – può ascoltare l’audioguida che danno all’ingresso, ottima per raccontare e spiegare fatti e misfatti agli avventori. Come pure per scivolare nelle immancabili note di colore, dando un’idea del vocabolario utilizzato dalle gang. Tra gli esempi, il portafoglio era la lasagna, un buon uomo veniva definito Vincenzo e la cassa da morto, in milanese, il paltò de legn.

Sarebbe fantastico poter affermare che oggi tutto questo non esista più. Certo, si è concluso un girone infernale in quel modo spavaldo e diretto, chiassoso, sanguinolento. Però, usciti di scena i gradassi malavitosi del passato, nei sotterranei urbani ed extraurbani si annidano ‘ndrangheta e mafia. Silenziose e subdole, no, non fanno rumore ma grossi danni al tessuto socioeconomico.

Marina Martorana
Informazioni su Marina Martorana 13 Articoli
Giornalista, autrice e consulente di comunicazione, Marina Martorana è stata collaboratrice fissa di La Notte, il Giorno, l’Europeo, Panorama. E, dal 1989 al 2014, del Corriere della Sera. Ha scritto una ventina di libri di saggistica. Ora vive a Brebbia (VA), è contitolare di Studio 21 - attività di info-comunicazione giornalistica - e scrive gialli ambientati tra arte, storia e natura della sponda lombarda del Lago Maggiore, per far conoscere un’area italiana stupenda e non tanto nota. Al suo primo libro “Morte sul Verbano” ( giunto alla seconda edizione) segue, con lo stesso staff di detective e articolato nella medesima zona lacustre “Intrigo Internazionale sul Verbano”. E’ intenzione dell’autrice crearne una serie. Link: http://www.marinamartorana.it

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