Le destinazioni più amate dai turisti sono sempre più affollate: spiagge gremite, file interminabili per accedere alle attrazioni turistiche, traffico perennemente rallentato e centri storici intasati sono solo alcuni tra gli effetti che visitatori e residenti di località turistiche subiscono in tutto il mondo.
Viaggi sempre più brevi e frequenti, con soggiorni sempre più mirati a soddisfare un consumo edonistico, frettoloso, “mordi e fuggi“, “instagrammabile” e “da selfie“, con la conseguenza che nei luoghi sovraffollati i visitatori pestano i piedi ai residenti, che sempre più frequentemente protestano.
Non solo nelle città d’arte, lʼovertourism è un fenomeno che stagionalmente interessa anche località balneari, comprensori sciistici e persino località rurali, in cui la crescita esponenziale del turismo rende introvabili, inaccessibili o insostenibili il mercato degli immobili e degli affitti residenziali, la mobilità, i parcheggi, i servizi pubblici, le manifestazioni culturali e le risorse – l’energia e lʼacqua – sfruttate fino a scarseggiare.
Recenti analisi dimostrano che il turismo globale non è nemmeno vicino al raggiungimento del proprio apice: entro un decennio è previsto che i flussi continuino ad aumentare molto oltre la capacità di carico dei luoghi.
Overturism e overcrowding
In un mondo ideale, il turismo dovrebbe essere una situazione win-win, vantaggiosa per tutti, in cui sia la comunità locale che i viaggiatori traggono vantaggio dal turismo. Con la mano pubblica e la mano privata concentrate sulla creazione di luoghi migliori in cui vivere e da visitare. Tuttavia, la realtà è diversa e, negli ultimi anni, l’industria dei viaggi ha mostrato anche i suoi lati peggiori.
Quando i residenti devono adeguare in modo eccessivo le proprie attività quotidiane ai flussi di visitatori, il turismo può diventare un problema. Cʼè il pericolo che la percezione del “troppo” capovolga completamente lʼattitudine dei residenti nei confronti dell’ospite. Ciò implica una tendenza sempre più critica verso il turismo e un conseguente disinteresse verso i vantaggi che comporta.
Il fenomeno dellʼovertourism pone al centro la percezione del turismo da parte di residenti e visitatori, indicando con chiarezza il livello di sopportazione reciproca. Ciò include sia la dimensione fisica – quanti visitatori ed escursionisti può reggere un luogo? – ma soprattutto la soglia psicologica: quanto turismo possono sopportare i residenti? Quando cominciano a percepire la presenza dei visitatori come eccessiva? E quale soglia di sovraffollamento può accettare un visitatore? Chi viaggia cerca sempre più mete esclusive, uniche e autentiche, con un livello di servizi adeguato: lʼarrivo di troppe persone rischia di distruggere la fama anche delle località più desiderate.
A causa della crescente accessibilità dei luoghi – determinata da vettori a basso costo, alloggi economici e social media che influenzano la domanda – alcune destinazioni sono diventate hotspot iconici o destinazioni “must-go”, in cui il volume di arrivi ha iniziato a sollevare preoccupazioni in ordine alla sostenibilità della capacità di carico sociale e ambientale, su due versanti:
- Overtourism, misurato con un indicatore che mostra un rapporto squilibrato tra posti letto e abitanti;
- Overcrowding, ovvero il “sovraffollamento percepito”, misurato sul numero di visitatori in relazione alla dimensione ed alla capacità di offrire risposte alla domanda turistica.
I residenti sono solitamente i primi a lamentarsi degli effetti dannosi delle elevate densità turistiche dei due indicatori, ma anche i visitatori soffrono le conseguenze indesiderabili sulla propria esperienza di destinazione, con implicazioni negative sulla soddisfazione, sulla reputazione e sulla fedeltà, che si misurano sulla capacità di gestire le aspettative e le motivazioni dei turisti in termini di percezione. Fenomeni ancora poco indagati, che non possiedono risposte univoche.
Ad oggi esistono tre modelli teorici:
- Un primo basato sulla teoria della disconferma dell’aspettativa, che consente di confrontare le aspettative pre-visita con l’esperienza reale;
- Un secondo fondato sulla teoria del sovraccarico di stimoli, che valuta gli effetti dell’affollamento in relazione all’esposizione ad ambienti ad alta densità con interazioni incontrollate;
- Un terzo sulla teoria dell’interferenza sociale, che consente di monitorare la capacità di soddisfare gli obiettivi di visita in relazione all’andamento degli stati psicologici durante l’esperienza.
Politiche di destinazione
Il turismo non ha soluzioni preconfezionate né bacchette magiche: le soluzioni sono numerose e diverse, e devono essere adattate alla singola destinazione con modalità uniche e coerenti. Certamente le autorità locali possono fare molto, attuando politiche di destinazione che stabiliscano limiti di capacità. E soprattutto garantire che siano rispettate, senza cedimenti alla ricerca del consenso di breve periodo. Ma anche la filiera turistica deve assumersi una giusta parte di responsabilità: essendo comprensibilmente più semplice vendere attrattori popolari, l’iniziativa di reindirizzare i flussi oltre i luoghi più celebrati (oppure oltre l’alta stagione), dovrebbe comunque essere sostenuta e incoraggiata dai decisori pubblici.
Nel frattempo, i visitatori stessi dovrebbero assumersi la responsabilità dei propri comportamenti e delle proprie decisioni durante il viaggio, poiché ciò può fare una grande differenza in termini di impatto sulle comunità locali. Una leva molto efficace è contrastare la rendita di posizione attorno agli attrattori principali – o nei periodi di alta stagione – sostenendo iniziative compatibili con le priorità e le necessità locali.
Gestione manageriale dei flussi turistici
Misurare le valutazioni dei visitatori è vitale per il successo di una destinazione – almeno tanto quanto conoscerne le intenzioni future – soprattutto quando gli hotspot turistici stanno raggiungendo i limiti di capacità di carico. Per ottenere risultati turistici più sostenibili, DMO, governi, autorità locali e gestori del turismo devono stimare il numero massimo di visitatori giornalieri, comprendere la capacità di carico e, se necessario, procedere ulteriormente nello sviluppo di politiche di destinazione soft o hard per gestire lʼovertourism. Alcune misure potenziali includono:
- Lʼattrazione di viaggiatori che spendono di più e soggiornano più a lungo;
- La promozione dei viaggi fuori stagione;
- Lʼimposizione di un limite di arrivi di crociere/aerei durante lʼalta stagione.
Ammettendo quanto sia difficile scoraggiare i visitatori dal radunarsi nei siti iconici, è necessario sviluppare sistemi di gestione dei flussi per controllare i luoghi affollati. In questo senso, le DMO e gli operatori di marketing devono investire nella promozione della destinazione presso i viaggiatori sostenibili, o quanto meno astenersi da nuovi investimenti in promozione degli attrattori già celebri oltremisura.
Le destinazioni che soffrono di monocultura turistica (ovvero dove la prevalenza dell’economia turistica è schiacciante rispetto ad altri settori di investimento e occupazione) incontreranno sicuramente resistenze. Ciò richiede sforzi maggiori per condividere la priorità di adottare nuovi modelli di crescita. Ciò richiede una maggiore integrazione tra esigenze della comunità locale e aspettative dei turisti, presso i quali è necessario agire per aumentare i livelli di conoscenza, consapevolezza e responsabilità.
Le tecnologie intelligenti possono essere utilizzate dalle destinazioni per monitorare le attrazioni affollate, mentre i social media potrebbero essere utilizzati come strumento di comunicazione efficace per fornire informazioni ai turisti su località, servizi, attrazioni e destinazioni affollate. Un mix di strumenti tecnologici può consentire di realizzare una sorta di “barometro del sovraffollamento” in grado di monitorare i livelli di folla in un determinato contesto in un determinato tempo, facendo scattare degli “alert” per visitatori e residenti fornendo informazioni tempestive che possono essere utilizzate per la scelta della destinazione.
Su tutto, andrebbe sempre ricordato a governanti, amministratori, imprenditori e loro associazioni di categoria che lʼeffetto dimostrato del COVID19 sulla domanda di viaggi evidenzia che il successo di una destinazione misurato dalla crescita del numero di turisti è ormai obsoleto! Le destinazioni afflitte da orde di turisti hanno unʼopportunità unica di reinventarsi e di indirizzare la propria strategia turistica su un percorso sostenibile e resiliente che garantirà maggiore sicurezza, qualità, soddisfazione e lealtà dei visitatori, in un rapporto più sano ed equilibrato con luoghi, paesaggi e comunità locali.
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