Quando lo stile supera la moda

Gli stilisti creano la moda del tempo, ma la moda e lo stile non sono la stessa cosa. Essere alla moda significa seguire il branco: vestire, adornarsi, parlare e addirittura sorridere come fanno le persone della tribù alla quale aspiriamo appartenere. Qualche volta le regole della tribù si formano in modo spontaneo.

I ragazzi che ricoprono i muri di graffiti senza chiedere permesso non di rado si vestono in modo diverso dai coetanei. A loro non interessa connotarsi come singoli, ma come membri di quel particolare gruppo dotato di una sua forte identità. Molte altre volte i codici delle tribù sono dettati dai mezzi di comunicazione di massa. Non sono originali. Non nascono dal basso, ma dai think tank della pubblicità o dello show business. Avere uno stile è esattamente l’opposto. Vuol dire saper scegliere in base al proprio gusto e alla percezione che abbiamo di noi stessi, la quale potrà colpire il prossimo quanto più sarà in grado di comunicare messaggi pertinenti, curiosi, interessanti e gradevoli.

Questa dicotomia emerge con chiarezza dalla differenza che intercorre tra l’eleganza di ieri e quella di oggi. Jacqueline Kennedy, Audrey Hepburn, Grace Kelly o Wallis Simpson, se vogliamo andare ancora più indietro nel tempo, sono tuttora considerate delle icone dell’eleganza. Ma nessuno ricorda con certezza di chi erano i loro abiti. Si sa di Oleg Cassini, Givenchy, Chanel, ma in modo generico, sfumato nella memoria. Ciò che rimane è l’immagine raffinata di queste donne, non quella dei loro ornamenti. Oggi le star, da Nicole Kidman a Madonna, si sono fatte testimonial degli stilisti. Hanno appaltato la classe al cachet. E’ il mondo che cambia. Niente di male. La conseguenza dell’inflazione della moda è la scarsità dello stile: la classe si inabissa per proteggersi dal look eterodiretto e riemerge a sorpresa nella regina di Giordania piuttosto che in quella bella ragazza della porta accanto, perché la classe è innata come un’idea platonica, e non dipende dal rango sociale.

Le creazioni degli stilisti vanno bene. Perfino il total look può diventare accettabile, se sai di camminare in quel modo unico che tutti riconoscono. Ma la regola per far rivivere la lezione delle icone del passato in ciascuna di noi è il coraggio di osare la contaminazione, di aggiungere a Prada un pizzico di Zara, quel qualcosa che la rivista o la tv non possono consigliare: ben sapendo che less is more. Solo così piegheremo gli stilisti allo stile.

Informazioni su Albertina Marzotto 81 Articoli
Esperta di moda e giornalista di costume. Ex Product Manager del Gruppo Marzotto. Autrice del libro "L'abito fa il monaco?" edito da Mondadori.

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