Roberto Suarez Gomez, il vero “Scarface” che ha inventato il mercato della cocaina

Se Pablo Escobar è diventato il più grande trafficante di droga del mondo, lo deve a Roberto Suarez Gomez che a metà degli anni settanta inviava quasi due tonnellate di pasta di coca al giorno dai suoi laboratori nella giungla boliviana ai soci del cartello di Medellín, detentori del know how della raffinazione. Conosciuto sulla stampa internazionale come “il Re della Cocaina”, Suarez Gomez è stato il più grande produttore di stupefacenti della storia. Un uomo misterioso e impalpabile che ha affiscinato anche Hollywood e il regista Brian de Palma che ha costruito il personaggio del narcos sudamericano Alejandro Sosa in Scarface basandosi proprio su di lui.

La sua centrale operativa era a San Borja, nella regione del Beni, fra le montagne e la jungla, una fortezza inaccessibile per via terra poichè non vi arrivano strade. In una sorprendente intervista ad un quotidiano di La Paz, volle rendere pubblico il suo tremendo apparato difensivo: “Ho 40 aerei, alcuni da combattimento capaci di lanciare missili Exocet. E 1.500 uomini, addestrati da ex nazisti e da specialisti libici”. Accennò anche alla sua immensa fortuna: “Posseggo più dollari io che la banca centrale boliviana”.

Una vita spericolata quella di Suarez. Erede di una ricca famiglia di imprenditori che fondarono all’inizio del secolo scorso l’impero del caucciù, Suárez entrò nella politica boliviana grazie all’appoggio di Klaus Barbie, il “Boia di Lione”, criminale nazista e “consulente” di diverse dittature in America Latina, e fu tra i finanziatori del golpe che in Bolivia portò al potere García Meza, noto come “il narco-dittatore”.

Stipulò accordi milionari con i governi di Cuba e delle Bahamas per garantirsi i corridoi di entrata della cocaina negli USA, ebbe legami con i mafiosi italiani e con Roberto Calvi, stabilì contatti sotterranei con la CIA attraverso la mediazione di Manuel Noriega.

La sua compagnia, La Corporación, definita “la General Motors della cocaina“, nel giro di pochi anni raggiunse il monopolio assoluto della produzione e del traffico di questa sostanza verso Stati Uniti ed Europa.

La sua corsa è finita nel luglio del 1988 quando è stato arrestato a Beni, una località al confine con il Brasile. Dodici anni di carcere non sono riusciti a piegarlo. Non ha mai rivelato gli intrecci e le relazioni incoffesabili tra narcos, politici, CIA e alta finanza. Tutti questi segreti se li è portati nella tomba quando è deceduto a Santa Cruz nel 2000. Un finale completamente diverso da quello del film Scarface, in cui Alejandro Sosa (Riccardo Suarez Gomez) fa uccidere Tony Montana (Al Pacino) e diventa il padrone unico del mercato della droga. Ma quella è Hollywood, questa è la realtà.

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