La cosa veramente incredibile di Tetris, il nuovo film di Jon S. Baird interpretato da Taron Egerton e incentrato sulla battaglia legale per portare Tetris sul Game Boy di Nintendo, non è che è tratto da una storia vera, ma che non racconta neanche tutta quella incredibile vicenda. Siamo nel 1988: Henk Rogers, uno sviluppatore di giochi olandese che è cresciuto negli USA e vive in Giappone, scopre a una fiera di Las Vegas Tetris, questo gioco russo che sta già spopolando sui personal computer e sta per far impazzire il mondo. Rogers, già con il fiato della banca sul collo per i suoi precedenti tentativi di sfondare nel settore, tenta allora il tutto per tutto per accaparrarsi i diritti di Tetris per la nuova console portatile che Nintendo sta per lanciare. Gli unici ostacoli? La Mirrorsoft del magnate Robert Maxwell, il figlio di Maxwell, il KGB, la Atari e – sostanzialmente – buona parte del mondo che gli rema contro.
All’inizio dicevamo che l’affaire Tetris è stato perfino più intricato di quello che il film racconta. Si accenna solo di sfuggita al coinvolgimento di Atari, che i diritti per la versione Nintendo a 8-bit del gioco li ha avuti solo per quattro settimane e poi è stata costretta a ritirare e distruggere le sue copie, per lasciare campo libero alla stessa Nintendo. O alla morte misteriosa di Maxwell, precipitato non si sa come in mare dal suo yacht. E, soprattutto, non si fa menzione dell’amico di Alexey Pajitnov, lo psicologo Vladimir Pokhilko, il primo a condurre test psicologici con Tetris, e in seguito socio dello stesso Pajitnov prima e dopo il trasferimento negli USA. E se non se ne parla non è solo per amor di semplificazione, ma probabilmente per la fine terribile dell’uomo, che si tolse la vita dopo aver ucciso moglie e figlio e lasciò una lettera delirante in cui si definiva il diavolo.
Tetris è una pellicola vivace, emozionante e ricca di colpi di scena, che richiede un po’ di tempo e attenzione per districarsi tra i vari personaggi coinvolti nel braccio di ferro per i diritti del videogame. Sotto questo aspetto ci viene in aiuto il riassunto in forma di videogioco affidato a Henk Rogers nella prima parte del film, che vede la storia strutturata in livelli e giocatori, con tanto di grafica e musiche a tema. Il leitmotiv del passaggio dal videogame alla realtà viene riproposto all’inizio di ogni sottocapitolo, creando un forte contrasto visivo tra i colori vividi del videogame e l’architettura tetra e imponente di Mosca.
Pur privilegiando la componente spy, Tetris è anche una lettera d’amore al videogame creato nel 1984, il cui nome deriva dall’unione tra “tetra” (quattro, come i componenti dei blocchetti) e “tennis”, lo sport preferito del suo creatore, divenuto un vero e proprio fenomeno di costume. Nelle parole di Henk Rogers al banchiere che deve elargirgli il prestito per investire sul gioco, “dopo averci giocato vedo ancora i blocchetti cadere nei miei sogni“. E lo stesso Tetris è il prodotto della passione del programmatore russo Aleksej Leonidovič Pažitnov, impiegato presso il centro di calcolo dell’Accademia delle Scienze dell’URSS di Mosca e inventore di videogiochi per puro divertimento, senza alcuno scopo di lustro. Pažitnov, interpretato da Nikita Efremov, è portatore di uno sguardo puro e disinteressato, ma è anche un uomo dell’Est costretto a sottostare ai ricatti e alla volontà del regime per evitare ripercussioni per sé e per la sua famiglia.
Proprio lo sguardo sull’Unione Sovietica alla vigilia del suo disfacimento è uno degli aspetti più intriganti di Tetris, un film tutto da scoprire.
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