Tonino Lamborghini, classe 1947, erede della dinastia Lamborghini, una famiglia celebre per aver creato negli anni ’50 un impero industriale nel campo meccanico e automobilistico. Lo abbiamo intervistato per capire come il suo Gruppo sta affrontando l’emergenza Covid e conoscere la sua opinione sulle prospettive del Made in Italy in questa delicata fase di mercato.
Come avete affrontato l’emergenza Covid19 e come state agendo per la ripresa?
Dal punto di vista sanitario ci siamo attenuti a tutte le regole e ci siamo avvalsi di un ingegnere e di un medico che ci hanno aiutato a performare nel migliore dei modi. Abbiamo lavorato in smartworking come molti e con risultati molto buoni. Dal punto di vista economico c’è un grosso calo e ne risentiamo abbondantemente. Contiamo nella ripresa. Fortunatamente io lavoro molto con l’estero. È vero che anche all’estero ci sono problemi, ma se li suddividi su tanti Paesi ne risenti di meno il peso…
In Italia ne ha risentito?
In Italia praticamente non lavoro, ne ha risentito di circa un 5% del mio fatturato. Sono concentrato da sempre sull’estero e uno dei miei principali è la Cina, dove ho sentito qualche “frenata”. Onestamente ritengo ci sia qualcuno messo peggio di me.
Cosa caratterizza oggi il brand Tonino Lamborghini e cosa rimane del brand heritage?
Rimane molto, perché lo spirito è quello che mi ha spinto quarant’anni fa a iniziare questo tipo di attività. Io vengo dal mondo della metalmeccanica che ho trasformato in un brand del settore lusso. Le origini e la mentalità di impresa ovviamente restano. Ho sempre guidato aziende familiari. Mio padre ha deciso di ritirarsi molto giovane lasciandomi la gestione delle aziende. Cominciai nel 1981, un po’ per hobby, a dedicarmi alla mia attività, e con il tempo è diventato un bel business. Quando un cliente compra un prodotto firmato Tonino Lamborghini, compra uno stile di vita. Quando uno beve un caffè Tonino Lamborghini, entra in un mondo che è quello che il mio marchio rappresenta, così come entrando in uno dei miei Hotel, si respira un lifestyle e tutto è firmato Tonino Lamborghini dalla A alla Z. In Brasile, ad esempio, realizzano già building impattanti e, posso dire che non avevano bisogno di me, nonostante ciò, hanno pensato allo spirito italiano che io riesco a trasmettere con il mio marchio nel settore del design. Basti pensare che già pochi mesi dopo la presentazione ufficiale del progetto di Real Estate Tonino Lamborghini a Balneário Camboriú avevano già venduto più del 40% sulla carta.
Come sta andando il Real Estate Tonino Lamborghini a Dubai e come è nata l’idea del Real Estate a Balneário Camboriú (Brasile)?
Alle volte le cose nascono un po’ per caso. Ci siamo conosciuti e hanno sentito parlare di me. Hanno visto le mie realizzazioni in Cina, i miei quattro alberghi. Ed hanno saputo della grande città satellite di Dubai, di 44 ettari.
Avete venduto tutto a Dubai?
No, magari! – ride- Sono diecimila appartamenti. I grandi investitori sono cinesi, così come la clientela è prevalentemente cinese e araba. Ora tutto si è rallentato.
Nella dedica ai Suoi cinque figli del Suo libro “Ferruccio Lamborghini. La storia ufficiale” Lei scrive di Suo padre: “Ha lasciato una testimonianza di creatività che può essere di incoraggiamento a chiunque affronti la vita con intento di emergere”. Ci parli di questo atteggiamento ambizioso nella vita e nel business.
In questo sono un po’ americano. “You Can”. Se vuoi, ce la fai. Bisogna capire in quale direzione andare, per cosa sei maggiormente portato. I giovani si lamentano che non c’è lavoro, ma in alcuni casi non lo cercano, oppure uno è portato per la matematica e poi va a fare l’imbianchino. È difficile poi riuscire! Se vai nella direzione giusta se non è oggi, domani riuscirai!
Lei ha cinque figli. Ferruccio. Elettra, Ginevra, Flaminia e Lucrezia. E’ soddisfatto delle scelte professionali così diverse dei Suoi figli Elettra e Ferruccio?
Mio figlio è bravissimo. Gli ho lascito le aziende. Ho avuto ampie divergenze di vedute con un direttore deludente, all’epoca mio figlio aveva 24 anni e si è proposto lui. È stato bravissimo ed ha portato una ventata di novità e un approccio sicuramente diverso nel mondo del mio business. Sono orgoglioso. Somiglia molto a mio padre. Elettra ci stupì. Non eravamo molto d’accordo di questa iniziativa eclatante, ma alla fine ha fatto quello che voleva e oggi è all’apice del successo, facendolo nel giro di pochissimi anni e noi stessi ci chiediamo come abbia fatto. Certo non con l’aiuto della famiglia e del cognome. Uno piace o non piace a prescindere dal nome. È una grande imprenditrice di sé stessa. Sa gestire il personaggio come si potrebbe gestire un’azienda. Nulla è lasciato al caso. Ha molto perspicacia. È completamente diversa nel privato. Irriconoscibile. Lei vive di cani e cavalli. Va a letto la sera alle 22.30. Non ha mai fumato o bevuto un bicchiere di alcol. Una vita quasi monacale. In pubblico si mostra in tutt’altro modo.
Perché ha scelto di non mantenere la proprietà di Lamborghini Auto? Non Le dispiace che il brand iconico delle auto sia di proprietà tedesca Audi dal 1998?
Non l’ho scelto io. L’ha scelto mio padre in un momento in cui tutte le aziende automobilistiche fallivano. Ferrari cedeva alla Fiat per un 5% il pacchetto azionario. Maserati vendeva alla Citroen per “due lire”. Jaguar vendeva alla Ford. Rolls Royce stava in piedi perché finanziata dal governo britannico. Le case minori morivano tutte. Io avevo una quota (quella di mia madre) che mi era stata donata. Abbiamo avuto la fortuna di vendere molto bene. Chi comprò non era capace di gestire e l’azienda pian piano andò peggio. Poi subentrarono gli americani delle Chrysler, ma non furono capaci di gestire e non furono accettati dalle maestranze e avevano la pretesa che l’azienda diventasse americana. Ben vanga l’Audi. Il prodotto è italiano, ma la guida è tedesca. È innegabile che i tedeschi sanno condurre e sono accettati dalle maestranze. Il prodotto è rimasto con lo spirito di Ferruccio Lamborghini.
Non ha più niente delle quote di Lamborghini Auto?
No. Mio padre me lo ha insegnato. O abbiamo la maggioranza o siamo fuori. O tutto o niente. O dentro o fuori.
Come utente sì, però?
Ho un museo di seimila metri quadrati con tutti i prototipi e le vetture storiche Lamborghini e ovviamente anche qualche Lamborghini da usare ce l’ho.
Vada piano, mi raccomando…
Oh, io vado pianissimo
Nel mio ultimo libro (“Fortuna o Talento?”) parlo di fortuna e di talento. Quanto talento e quanta fortuna in proporzione nella Sua vita? Ci sono altri elementi? Cosa consiglia oggi agli imprenditori?
Sicuramente io sono un uomo fortunato. L’importante è non abbattersi e credere nel giorno dopo. Creatività tanta. Coraggio tanto. Ambizione tantissima. Ben lontano dal voler competere con mio padre, altrimenti avrei perso in partenza. Tutti questi ingredienti fanno sì che io sia abbastanza soddisfatto. Qualche battaglia l’ho persa, molte le ho vinte. Suggerisco ai giovani che volere è potere.
Quale di questi per il cliente tipo di Tonino Lamborghini sono prioritari? Lusso, eccellenza o ambizione?
Il lusso senz’altro. L’eccellenza italiana la mettiamo al primo posto. Io ritengo che noi italiani siamo più bravi di altri. Non abbiamo grandi risorse, ma abbiamo una marcia in più. L’ambizione da parte mia, sicuramente. Io mi alzo la mattina e voglio dare il meglio di me stesso. Questo me lo insegnava mio padre. L’ambizione da parte dell’acquirente Lamborghini presumo ci sia. Cerca di comprare una parte di qualcosa che non ha tu o forse un altro non gli offre.
Nel Suo libro “Ferruccio Lamborghini. I trattori” lei parla degli inizi dell’Azienda Lamborghini. Qual è la più importante lezione utile per il futuro che Lei ha appreso da Suo padre, utile anche per altri imprenditori?
Innanzi tutto, le idee molto chiare. Mio padre aveva idee molto chiare ed era molto tecnico. Quando dai un input a un collaboratore così è più facile. È libero di fare e creare, ma con caratteristiche e prerogative certe. Mia mamma guidava uno stabilimento di trattori con mille dipendenti e negli anni ’50 per una donna non era facile. Io ho visto lavorare mio padre tutto il giorno con l’aiuto di mia madre. Idee chiare e molto lavoro, anche se mio padre amava divertirsi, le belle automobili e le belle donne… Mia madre era un po’ meno contenta! (ride). Amicizia con i dipendenti. Comunicazione facile. Bastone e carota. Ci sono famiglie che contano sulla certezza di un salario e sulla soddisfazione che hanno a fine giornata per il lavoro svolto. Sono punti chiave che ho tenuto presente. Non so se sono stato bravo come mio padre. Io ci ho provato con un’altra formula meno ammirevole.
Progetti per il futuro?
Io producevo piccole vetture elettriche vent’anni fa. Come per tutti nel settore durante il 2008 il settore delle microvetture ha subito una forte decrescita. Il mercato italiano non esiste più. Rimangono due aziende francesi, possedute da Renault e Citroen. Quindi mi sono trasferito in Asia con la produzione. Tra India e Cina produco scooter e vetture elettriche. Sono già partite e avrebbero dovuto avere un’esplosione commerciale, ma c’è stato un rallentamento in questo periodo in cui tutto si è fermato. Nel mio progetto c’è quello di ripartire. Io credo molto nella vetturetta elettrica. Anche il Papa girava in Vaticano con la mia Papa-mobile elettrica.
Quali sono i numeri della Tonino Lamborghini oggi?
I primi mercati di Tonino Lamborghini sono Far East (30%) e Medio Oriente (30%). Il restante 40% è spalmato su tutti gli altri mercati globali, con gli Stati Uniti e Brasile a prevalere. Tonino Lamborghini vende i propri articoli Worldwide grazie al suo e-shop, ma la distribuzione tradizionale del marchio bolognese è soprattutto in Cina, Medio Oriente, USA ed Europa. Con una presenza commerciale in 60 nazioni, 15 accordi di partnership attualmente attivi con copertura internazionale e oltre 100 distributori internazionali.