In Italia inizia a svilupparsi un turismo che non ha a che fare con chiese, monumenti e bellezze della natura, almeno non direttamente, ma piuttosto con la capacità di certe strutture sanitarie di assicurare un’assistenza di alto livello a pagamento. Il made in Italy richiama anche in un settore sensibile, che vive una stagione difficile, come la sanità. E la possibilità per i parenti di chi viene ricoverato di essere ospiti di un bell’albergo, andare a vedere una mostra e magari fare pure shopping diventa un elemento aggiuntivo che attira pazienti ricchi da mezzo mondo.
C’erano anche alcune strutture private convenzionate italiane alla grande fiera della sanità di Dubai, alcuni mesi fa. Presentavano i propri professionisti per convincere i ricchi cittadini dei paesi arabi a farsi curare da loro. Magari appoggiandosi, per preparare la trasferta, ad agenzie di viaggio locali che organizzano tutto, anche le attività per i parenti del malato. “Il fenomeno dei broker internazionali che costruiscono pacchetti di viaggio intorno a un paziente è in crescita – spiega il professor Federico Lega, dell’Osservatorio consumi privati della Bocconi – Certo parliamo di una prospettiva ancora da esplorare ma in tanti si stanno muovendo in Italia”.
E non si tratta solo di privati come Humanitas, Ieo e San Raffaele di Milano. “Sono in gioco anche strutture pubbliche – prosegue Lega – ad esempio il Niguarda di Milano, il Rizzoli di Bologna, la città della salute di Torino. La nostra sanità è in grado di attrarre più di quanto pensiamo”. Lo dimostra il fatto che ci siano pazienti disposti anche a spendere tra i 20 e i 70 mila euro per un intervento. Per ora arrivano al ritmo di 4 o 5 mila l’anno. E questo racconta almeno un paio di cose: che la sanità italiana ha punte di altissimo livello e che chi vuole essere attrattivo deve far parte del servizio pubblico, almeno in convenzione, che è garanzia di grandi volumi di attività e permette ai medici di farsi un nome.
Per molte strutture questi nuovi turisti internazionali possono diventare importanti anche perché stanno in parte diminuendo gli spostamenti dei pazienti tra regione e regione. Si cerca un nuovo modo per fare fatturato, con la prospettiva di diverse centinaia di milioni di giro d’affari, almeno 200.
“Il nostro dipartimento internazionale offre interpreti, infermieri notturni, traduzioni, cartelle cliniche nella lingua del paziente “. L’istituto clinico Humanitas di Milano è un istituto di ricovero e cura (Ircs) privato da 700 letti. Quasi tutto il lavoro lo svolge in convenzione con la Regione Lombardia ma ha anche una quota di attività completamente privata, destinata a chi ha i soldi o è assicurato. Gli stranieri sono attratti dai centri oncologico, ortopedico e neurologico e in generale da professionisti che hanno esercitato o esercitano anche all’estero. Da fuori arrivano mille pazienti paganti in un anno, un quarto dei quali viene ricoverato.
E così l’ospedale, come altri simili, offre un servizio di navetta dall’aeroporto, stanze per i parenti, convenzioni con gli hotel milanesi, televisioni satellitari in camera. I pazienti- clienti arrivano dall’Europa ma anche da Paesi del Golfo o dalla Russia. Al San Raffaele, che oggi appartiene al gruppo San Donato e ha partecipato alla fiera di Dubai, lavorano molto con svizzeri e monegaschi. Anche qui vedono circa 250 pazienti all’anno. Sono in aumento i numeri all’Ieo, Istituto europeo di oncologia di Umberto Veronesi. Anche qui curano un migliaio di paganti stranieri paganti, molti dei quali fanno solo visite o terapie. Circa 100 si fanno operare. Si iniziano a vedere gli ambiti cittadini di Arabia Saudita, Kuwait, Emirati.
Uno dei centri pubblici che si muovono è l’istituto ortopedico Rizzoli di Bologna, che ha da poco un consulente per l’attività privata. “Stiamo preparando un piano – spiega il direttore generale Francesco Ripa di Meana – Non siamo abituati, anche dal punto di vista contabile, a gestire pazienti totalmente privati. Ma dobbiamo imparare: l’Italia può provare, malgrado la spesa sanitaria sempre più bassa, a curare gli stranieri nei suoi centri di eccellenza”.
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