Fred Astaire sta alla danza come Mozart sta alla musica. La danza era il massimo dei suoi talenti, ma non l’unico. Astaire era anche uno straordinario interprete di canzoni. E che dire del suo talento di attore? Chi altro, a parte l’ inevitabile ombra di Cary Grant, chi altro ha recitato la commedia con tanta levità, con tempi così musicali e grazia raffinata?
E certo la transizione, tra canto, danza e recitare, quasi non esiste per lui, tanto le fa abitare, queste caratteristiche, dallo stesso impeccabile, leggerissimo professionismo. Leggero, leggerissimo. Ancora un aggettivo di cui si è abusato per descrivere l’ arte di Fred Astaire. Ma se la leggerezza è una qualità, e lo è, egli la possedeva a livello sublime: non ha mai recitato, o cantato, o danzato, la passione, ma sempre l’elegante rappresentazione, di sé, dei sentimenti, delle situazioni.
La sua leggerezza, si sa, era frutto di lavoro durissimo, di prove ininterrotte e massacranti, (6 ore al giorno per 7 giorni a settimana), di una sorta di calcolo matematico interno che doveva essere sottoposto alla più strenua verifica, finché non si raggiungesse la perfezione e l’ apparente assenza di sforzo. Hermes Pan, suo collaboratore in cinema da sempre, descrive il lavoro di Astaire con le partners (eccetto Cyd Charisse) come la guerra dei Trent’ Anni. Ma Astaire la sua guerra la combatteva praticamente da solo, talvolta con l’ alleato Hermes Pan, che, con lui, ha fatto di tutto: provare i passi della donna, doppiare il tip tap di Ginger Rogers troppo pigra per farlo personalmente, mostrargli qualche passo o movimento quando lo specchio non era sufficiente. Esigeva Astaire che i suoi numeri di danza fossero girati solo quando lui li considerava perfetti (talvolta dopo cinque settimane di prove quotidiane!, è il caso di Puttin’ on the Ritz!) e chiedeva, ma senza capricci, che fossero registrati se possibile senza interruzioni, il suo ideale essendo un unico piano sequenza, ma poi si accontentava di uno o due stacchi quando richiesti da esigenze di ripresa e, ovviamente, eseguiva ogni volta il numero per intero.
Fred Astaire è stato uno dei pochi che ha affrontato il cinema essendo già una grande star. Era una star in teatro, a Broadway e nel West End londinese, quando, abbandonato dalla sorella Adele che si spostava appunto in Inghilterra, cominciò a pensare al cinema. Il suo agente gli fece firmare un contratto con la Rko che contava di impiegarlo in un faraonico progetto ambientato in Brasile, come secondo ruolo maschile accanto al protagonista Gene Raymond. Qualche ritardo nella produzione fece sì che venisse prestato alla Mgm che lo presentò nel ruolo di se stesso (il ballerino Fred Astaire) in La danza di Venere, cioè Dancing Lady con l’ inamovibile e antimusicale Joan Crawford. Dopo tale apparizione si poteva pensare a un rapido affondamento di Astaire, ma, per fortuna, Flying Down to Rio si realizza, Astaire vi incontra Ginger Rogers, i due ballano insieme Carioca, e un grande successo incomincia. Astaire non è giovanissimo, ha 35 anni, siamo nel ‘ 34.
Ma la sua carriera cinematografica è cominciata e durerà fino al ‘ 57 nel musical cinematografico (con uno sporadico ritorno per Finian’ s Rainbow nel ‘ 68, più gli interventi, ‘ 74 e ‘ 76, a presentare i numeri di That’ s Entertainment C’ era una volta Hollywood 1ø e 2ø) per continuare in film drammatici dal ‘ 59 fino all’ 81 con eccellenti risultati. A questo vanno aggiunte le molte apparizioni televisive, vuoi in ruoli drammatici, vuoi, e sopra tutto, in esibizioni musicali, tra il 1958 e il 1978. Mentre non è mai tornato al teatro dopo l’ ultima apparizione in Gay Divorcée, a Londra nel 1933. Per fortuna, Astaire non è stato solo un genio, ma anche un genio riconosciuto, e non solo da critica e pubblico, ma, anche e volentieri dai grandi della danza. George Balanchine disse di lui: E’ il più interessante, il più ricco di invenzione, il più elegante ballerino dei nostri tempi… Trovi un pezzetto di Fred Astaire nel modo di danzare di tutti: una pausa qui, un movimento là. Era tutto di Astaire, in origine.
L’ essersi ritirato, a 47 anni, verso la metà del ‘ 46, per tornare a lavorare poco più di un anno e mezzo dopo, con rinnovata perfezione dopo avere totalmente abbandonato danza e esercizi per tutto il periodo. E con Easter Parade ricomincia una splendida, per molti versi, nuova carriera. Ma il dettaglio più leggendario a proposito di Fred Astaire è e resta il suo modo di danzare.
Per fortuna, della sua arte matura ci rimane tutto: persino la maggior parte dei film e qualche show televisivo in videocassette. E quindi nel piangere la morte di un grande artista, per una volta, potremo limitarci a piangere la persona, che era certo gentile e spiritosa. Quanto alla sua arte, è un patrimonio sul quale ci possiamo gettare come i più rapaci fra gli eredi, consolati anche dalla coscienza che possiamo dividerci tanta ricchezza, senza diminuirla.
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