La via del gas turco per l’Europa

gas turcoL’annuncio di Vladimir Putin, col quale lo scorso 2 dicembre il presidente russo ha comunicato la chiusura del progetto South Stream e la realizzazione di un nuovo gasdotto con punto di approdo in Turchia, è destinato a modificare in modo significativo la mappa energetica europea. Attraverso il Turkish Stream, infatti, la Russia mira a rafforzare le proprie relazioni energetiche con la Turchia – alla ricerca di nuovi approvvigionamenti per sostenere la propria crescita economica – senza tuttavia precludere l’accesso ai mercati dell’Europa occidentale, elemento cardine  delle strategie di esportazione di Gazprom.

La scelta di Mosca contribuisce a rafforzare il ruolo della Turchia al centro dello scacchiere energetico euroasiatico. Oltre che per il transito del gas proveniente dalla Russia, infatti, Ankara è fondamentale per la realizzazione del Corridoio Sud, l’iniziativa della Commissione europea per portare il gas del Mar Caspio (e potenzialmente del Medio Oriente) sui mercati europei. Grazie a questo ruolo di crocevia, la Turchia potrà contribuire in modo determinante all’evoluzione degli equilibri tra Bruxelles e i suoi partner energetici.

Da South Stream a Turkish Stream

Sulla base dei primi dettagli forniti da Gazprom, la nuova pipeline dovrebbe in parte ricalcare il vecchio progetto South Stream. Il punto di partenza sul territorio russo, infatti, dovrebbe essere lo stesso del progetto precedente, nei pressi di Anapa, e anche la capacità – almeno stando agli annunci ufficiali – dovrebbe rimanere di 63 miliardi di metri cubi (bcm) annui, sempre suddivisa in quattro linee da 15,75 bcm. Per 660 chilometri il tracciato rimarrà immodificato, mentre per gli ultimi 250 subirà una deviazione verso sud in modo da raggiungere il territorio turco. La prima linea di Turkish Stream dovrebbe trasportare volumi per il mercato turco, mentre le restanti tre sarebbero destinate all’Europa occidentale nel tentativo di aggirare – almeno in parte – il transito per il territorio ucraino. A tal fine, le condotte dovrebbero approdare nei pressi di Kiyikoy, nella parte europea della Turchia e da lì raggiungere Ipsala, vicino al confine turco-greco, per poi connettersi a un’eventuale rete di trasporto europea. Contrariamente al South Stream, il nuovo progetto non prevede la partecipazione di compagnie energetiche europee, ma verrà realizzato esclusivamente da Gazprom in collaborazione con la turca Botas. Più probabile, piuttosto, il coinvolgimento dell’italiana Saipem nelle operazioni di posa delle condotte offshore: lo scorso marzo, infatti, la partecipata di Eni si era aggiudicata contratti per circa due miliardi e mezzo di euro per la realizzazione dell’intera prima linea di South Stream (e per attività di supporto alla posa della seconda), per le quali ha già avviato le operazioni.

Intrecci di tubi

La realizzazione di Turkish Stream dovrebbe procedere in parallelo con l’incremento della capacità di trasporto di Blue Stream, attualmente l’unico gasdotto che collega direttamente la Russia al territorio turco. In base ai piani di Gazprom la capacità di trasporto di Blue Stream, joint-venture paritetica tra Eni e il gigante russo, dovrebbe aumentare di 3 bcm e raggiungere un totale di 19 bcm per far fronte alla crescita della domanda turca e, al contempo, minimizzare i rischi del passaggio dall’Ucraina, attraverso la quale transitano attualmente circa 14 bcm destinati alla parte europea della Turchia. Ma nei prossimi anni la Turchia sarà attraversata anche dalla Trans-Anatolian pipeline (Tanap), il gasdotto guidato dalla compagnia energetica azerbaigiana Socar in collaborazione con Botas, che dovrebbe trasportare il gas del Mar Caspio fino al confine greco-turco, e da li connettersi alla Trans-Adriatic pipeline (Tap) per approdare in Italia. Nei piani di Ankara, Tanap dovrebbe contribuire a diversificare gli approvvigionamenti turchi, inizialmente grazie a 6 ulteriori bcm annui di gas del giacimento offshore di Shah Deniz II che dovrebbero raggiungere la Turchia attorno al 2020.

Ambivalenza turca

Il settore del gas naturale è particolarmente critico per la Turchia, soprattutto a causa della totale dipendenza dalle importazioni. I consumi nazionali sono più che raddoppiati nel giro di un decennio, e sono destinati a crescere ulteriormente in virtù dell’espansione economica e dei tentativi di ridurre l’utilizzo del carbone per la produzione di energia elettrica. La partnership con Mosca è fondamentale per Ankara, che importa quasi il 60% dei suoi approvvigionamenti di gas da Gazprom. Al contempo, la Turchia rappresenta il secondo mercato di esportazione per la Russia al di fuori dello spazio ex sovietico, alle spalle della sola Germania. Proprio nel tentativo di ridurre la propria dipendenza dal gas russo e supportare le strategie di diversificazione energetica europee, negli anni passati la Turchia ha avuto un ruolo centrale nel processo di definizione del Corridoio Sud, l’autostrada del gas inizialmente ideata dalla Commissione europea per portare il gas del Mar Caspio, dell’Iran e dell’Iraq in Europa. La compagnia turca Botas avrebbe dovuto essere tra gli azionisti del gasdotto Nabucco, pensato da Bruxelles per attraversare l’intera Turchia e portare il gas caspico in Austria attraverso i Balcani orientali.

Tuttavia, di fronte al crescente ruolo dell’Azerbaijan nella partita energetica regionale, il governo di Ankara ha deciso di tutelare i propri interessi spalleggiando Baku e contribuendo ad affossare definitivamente Nabucco a favore di Tanap. In questo contesto, la realizzazione di Turkish Stream contribuisce a rimescolare le carte. Da un lato, Ankara rafforza la propria posizione strategica, rimanendo fondamentale per l’Europa per diversificare i propri approvvigionamenti e per l’Azerbaijan per raggiungere finalmente il mercato europeo, ma diventando essenziale anche per i tentativi russi di diversificazione dei mercati di esportazione e soprattutto per l’esigenza di Gazprom di evitare il transito per la rete ucraina. È altamente probabile che il governo turco utilizzerà questa condizione di forza per massimizzare i propri vantaggi nei confronti di tutti i partner energetici coinvolti nella partita. Gli sconti di oltre il 10% recentemente applicati da Gazprom sulle forniture di gas sono un esempio del potere negoziale attualmente nelle mani di Ankara. Dall’altro lato, tuttavia, il nuovo gasdotto contribuirà ad accrescere la fetta di mercato turco nelle mani del gigante russo, vanificando in parte le strategie di diversificazione imbastite da Ankara ma consolidando l’interdipendenza tra i due Paesi.

Chi potrebbe perderci da questa situazione sono l’Unione europea e l’Azerbaijan, che da oltre un decennio stanno cercando di creare solide relazioni energetiche grazie al ruolo della Turchia. Infatti, sebbene il gas russo che arriverà in Turchia attraverso il Turkish Stream potrà tranquillamente coesistere con i volumi azeri trasportati attraverso il Tanap, vi è comunque la possibilità che una forte partnership energetica tra Mosca e Ankara possa (volutamente o meno) creare un collo di bottiglia lungo la via del Corridoio Sud. (Fonte: ABO).

Nicolo Sartori
Informazioni su Nicolo Sartori 58 Articoli
Nicolò Sartori è senior fellow e responsabile del Programma Energia dello IAI (Istituto Affari Internazionali), dove coordina progetti sui temi della sicurezza energetica, con particolare attenzione sulla dimensione esterna della politica energetica italiana ed europea.. La sua attività si concentra in particolare sull’evoluzione delle tecnologie nel settore energetico. Ha lavorato inoltre come Consulente di Facoltà al NATO Defense College di Roma, dove ha svolto ricerche sul ruolo dell’Alleanza Atlantica nelle questioni di sicurezza energetica.

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