Laurene Powell, la vedova di Steve Jobs che salva giornali e scuole. Nonostante Trump

Balzata recentemente agli onori delle cronache perché oggetto delle critiche del Presidente Trump che le ha contestato una donazione di cinquecentomila dollari a favore del candidato democratico Biden, Lauren Powell (vedova di Steve Jobs) è riuscita anche questa volta a far parlare di sé.

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Infatti, nella Silicon Valley non ci sono solo uomini strambi, visionari, ricchissimi. Ci sono anche donne speciali. La più speciale di tutte è proprio Laurene Powell Jobs, fino al 2011 in assoluto la first lady del mondo dei chip, come moglie di Steve Jobs, il più originale, l’inventore della Apple, degli smartphone e dei tablet. Quello che ha cambiato il nostro modo di usare l’informatica.

Oggi è una bellissima signora di 58 anni, alla quale le riviste specializzate attribuiscono un patrimonio di oltre 20 miliardi di dollari, e dovrebbe trovarsi al 44 esimo posto nella classifica delle donne più ricche del mondo. Possiede due jet privati, due Gulfstream entrambi transoceanici, uno da 30 milioni di dollari e il secondo da 60, e uno yacht enorme, più molte abitazioni. Fra le cose che il marito le ha lasciato c’è un pacchetto azionario di poco meno del 10 per cento della Walt Disney.

La signora, peraltro, non è, come si potrebbe pensare, un’ex bella segretaria che ha accalappiato un ricco uomo. Anzi, risulta laureata, con master, a Stanford e Wharton. I nemici, perché ci sono sempre, sostengono che Laurene, originaria di  West Milford, avrebbe scelto a suo tempo di studiare nella californiana Stanford proprio per sposare un miliardario della Silicon Valley. Avrebbe conosciuto Jobs dopo una conferenza, due chiacchiere, e lì sarebbe nato l’amore.

Vero amore, sembra di capire, al di là dei pettegolezzi delle malelingue. I due sono rimasti insieme più di vent’anni, non si sono mai lasciati e lei ha protetto l’intimità di Jobs come una sacerdotessa implacabile durante i sette anni nei quali il marito, affetto da cancro al fegato, ha girato in segreto per tutta l’America, con uno dei suoi jet, alla ricerca di un ospedale che gli facesse un trapianto di fegato. Alla fine realizzato, ma senza alcun successo: è morto nel 2011 e la Apple ha ricevuto da tutto il mondo più di un milione di condoglianze. In tutti questi sette anni di tormento nessuno ha mai saputo niente: solo Steve e Laurene conoscevano il dramma che la coppia stava vivendo. Lei lo ha coperto in ogni occasione, inventando scuse a non finire.

Ma c’è di più. Da questo matrimonio sono nati tre figli. Ma Jobs, prima di conoscere lei, aveva avuto un’altra figlia da un’altra ragazza. Figlia che non aveva mai voluto riconoscere e con la quale era sempre stato in pessimi rapporti. E’ stata Laurene, raccontano, a intromettersi e a ottenere che Jobs facesse il suo dovere di padre, chiamando, alla fine, questa ragazza a vivere con loro. Oggi la ragazza, Lisa (uno dei primi computer di Steve si chiama appunto Lisa) è laureata a Harvard e fa la giornalista.

La presenza della studentessa della Wharton non si è limitata però a questo, e sarebbe già moltissimo. In realtà, ha messo ordine nella vita del genio Steve. Un genio un po’ hippy (era stato brevemente fidanzato anche con Joan Baetz), disorganizzato, mal vestito, sgangherato in molti suoi comportamenti. In casa, raccontano, Steve ubbidiva a Laurene come un bambino. Lei gli ha insegnato a vestirsi e anche a fare il padre. Steve, uomo durissimo con i dipendenti, è stato visto piangere in occasione del diploma di uno dei loro figli.
Tutto questo senza interferire con il suo lavoro o le sue frequentazioni. Sia lei che il marito sono sempre stati generosi sostenitori del Partito democratico americano.

Ma c’è di più. Steve, benché ricchissimo, non è mai stato un uomo molto sollecito verso gli indigenti. Di nuovo, è Laurene che gli spiega: siamo così ricchi che siamo obbligati a fare molta beneficienza. Non possiamo evitarlo, non sarebbe giusto.

Rimasta vedova nel 2011, Laurene ha confermato di essere comunque la vera first lady della Silicon Valley. In America qualcuno l’ha chiamata anche “l’angelo dei giornali”, perché è intervenuta più volte con il suo patrimonio personale per salvare importanti riviste o siti Internet meritevoli di attenzioni. E chiunque nel settore sia in difficoltà spera di vederla arrivare prima o poi con il suo libretto degli assegni.

Ma in realtà la signora ha fatto dell’intervento sociale una sorta di professione. E’ alla guida di un trust (il Laurene Powell Jobs Trust) che sostiene le politiche in materia di istruzione, ambiente, immigrazione, giustizia sociale. Di recente ha avviato il progetto XQ, The Super School Project, con il quale intende rivedere e riformare la scuola pubblica americana.

Il tutto in memoria di uno degli uomini più bizzarri, ma più straordinari, della recente storia americana, che aveva scelto come marchio per la propria azienda l’immagine della mela morsicata, in onore di Alan Turing, il grande matematico inglese morto suicida con una mela da lui stresso avvelenata, perseguitato perché gay.

Giuseppe Turani
Informazioni su Giuseppe Turani 56 Articoli
Giornalista economico e Direttore di "Uomini & Business". E' stato vice direttore de L'Espresso e di Affari e Finanza, supplemento economico de La Repubblica. Dal 1990 al 1992 è editorialista del Corriere della Sera, del mensile Capital e dei settimanali L'Europeo e Il Mondo. Ha scritto 32 libri.

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