L’estensione della foresta amazzonica diminuisce ogni giorno e questo rischia di compromettere il già traballante equilibrio climatico della Terra perchè l’Amazzonia è il vero polmone del mondo: assorbe più anidride carbonica di quanta ne produce e, quindi, restituisce aria fresca a tutto il pianeta.
Per capire l’importanza dell’Amazzonia bastano pochi numeri: superficie pari al 42% dell’Europa dove si concentra il 70% della biodiversità e scorre 1/5 dell’acqua dolce di tutto il pianeta. La foresta conta oltre 16.000 specie di alberi.
Un ecosistema ricco e florido, unico per l’eccezionale biodiversità: tra oltre 60.000 tipologie di piante diverse, trovano casa numerosissimi animali, tra i quali 300 specie di mammiferi e oltre 1.000 di uccelli. A questi si aggiungono migliaia di insetti, pesci, rettili ed anfibi che completano il caleidoscopico mondo amazzonico. Oltre che dalla fauna, l’area è abitata anche da diverse popolazioni indigene (come gli amerindi) che conservano usi e costumi propri, sopravvivendo di allevamento, raccolta e agricoltura.
Ma è proprio l’allevamento una delle grandi minacce alle quali la foresta è sottoposta: l’aumento dell’esportazione di carne bovina ha incrementato l’attività di allevamento, crendo danno all’area verde, insieme all’annoso problema della deforestazione. Un quinto degli alberi amazzonici sono stati già disboscati per lo sfruttamento del legname, delle risorse minerarie e il ricavo di nuovi spazi da destinare all’agricoltura. Un danno incalcolabile non solo per la preservazione della biodiversità locale, ma anche per il pianeta stesso: la deforestazione del “polmone terrestre” ha pesanti riflessi sull’atmosfera, causando la diminuzione di produzione d’ossigeno e la minore trasformazione di anidride carbonica, a sua volta accresciuta a causa degli incendi che periodicamente colpiscono l’area boschiva.
I pesanti riflessi sull’effetto serra e sull’integrità del sistema amazzonico hanno da tempo mobilitato diverse associazioni per la difesa della foresta e la conservazione della biodiversità, al fine di garantire l’integra sopravvivenza di questo paradiso verde.
Gli incendi che periodicamente vengono appiccati a fini speculativi stanno aggravando una situazione già drammatica a causa del disboscamento. Probabilmente per l’Amazzonia servirebbe un accordo internazionale che preveda una co-gestione dell’area da parte di tutti i paesi del mondo, data l’elevata importanza strategica della foresta per la sopravvivenza di tutto l’eco-sistema terrestre.
Un accordo di ampio respiro in cui tutti, ma anzitutto i paesi beneficiari delle risorse della foresta amazzonica (materie prime, legno…), facciano un passo indietro rinunciando al vantaggio di ottenere prodotti a basso costo per salvare un ecosistema strategico. Ovviamente, bisognerebbe compensare questi paesi con altri vantaggi erogati da soggetti terzi (istituzioni o privati) ed è proprio per questo che serve un patto globale per costituire una sorta di “stanza di compensazione“, magari coordinata da un organismo sovranazionale.
Non si può permettere che il polmone del mondo sia gestito secondo gli umori politici (e le risorse) di un solo paese (Il Brasile, ndr).
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