Sono sempre più giovani e si divertono sempre più come i grandi e in un mondo che va sempre più veloce, anche il divertimento è cambiato e la movida ha un sapore diverso. «I giovani non sanno più divertirsi», «i ragazzi pensano solo allo sballo», ma è davvero così? In verità, oggi si esce meno di prima e i giovani preferiscono andare a pranzo o a cena fuori piuttosto che a ballare, forse per cercare quel dialogo e quel confronto diretto che nell’era dei social sono sempre più rari.
Qualcuno chiama quella di oggi la generazione “food, drink and share” (mangia, bevi e condividi), così come quella degli anni ’80 e ’90 era la “disco generation”. Si mangiava a casa, non si usciva mai prima della mezzanotte e quasi esclusivamente per andare a ballare. Il divertimento e le emozioni restavano nel gruppo ristretto di amici che si frequentavano. Oggi si esce per mangiare o bere un drink e per condividere con gli altri (assenti) le diapositive di una serata sacrificando anche il momento, la compagnia e le emozioni che lo stare insieme potrebbero generare.
E’ la tecnologia che ha cambiato il modo di divertirsi e di stare insieme. Non è un caso che i giovani nati tra gli anni ’50 e gli anni ’80 sostanzialmente sono cresciuti (all’aria aperta) e si divertivano allo stesso modo, pur con alcune differenze figlie di mode e costumi diversi. I nati dagli anni ’90 in poi, invece, sono diventati adolescenti quando gli smartphone erano già un prolungamento del nostro corpo (o della nostra anima?) e i social network catalizzavano molta della nostra attenzione. Sono cresciuti in casa o guardati a vista dai genitori anche quando sono al parco. I ragazzi di oggi non possono neanche più marinare la scuola, la tecnologia li ha “fregati” perchè ormai insegnanti e presidi comunicano in tempo reale ai genitori che sono assenti. Da una certo punto di vista sono meni liberi di quanto lo erano i loro genitori e i loro nonni e questo è un paradosso storico.
Quella di oggi è una generazione nata digitale che non ha avuto la possibilità di conoscere il mondo analogico e di poter confrontare le due realtà.
E’ proprio sul confine tra analogico e digitale che si è creato un punto di non ritorno tra generazioni. La differenza di visione, approccio alla vita e sensibilità tra un 40enne e un 20enne di oggi è maggiore di quella tra un 40enne e un 80enne. Tutto questo si riflette anche nel modo di stare in gruppo e divertirsi.
Per capire cosa fanno i giovani quando escono abbiamo intervistato i gestori di alcuni locali notturni.
Se in una famiglia c’è un budget da destinare al superfluo, quel budget andrà ai più giovani e così, da un po’ di tempo, in giro la sera ci sono solo i ragazzini», dice Patrizia che ha un locale a Rimini. È sceso di molto, dunque, il target di chi frequenta i locali. Un target di giovanissimi che, per forza di cose, «non hanno grandi esperienze alle spalle e spesso eccedono». E sono tanti gli aneddoti che riportano ad una realtà cambiata in cui spesso le regole più che guide da seguire sembrano un optional. «Noi in cassa abbiamo un vero mastino napoletano, non scherziamo con l’alcol ai minorenni e chiediamo i documenti a tutti. Come aggirano il problema? Da noi ordinano una tonica o una Coca Cola e l’alcol lo portano direttamente da casa. Una sera, girando tra i tavoli, ho trovato dei ragazzini con una borsa frigo con diverse bottiglie di gin e vodka. Sono rimasta allibita, ci credete?».
Sarebbe un errore però generalizzare perché sono tanti i ragazzi che sanno e vogliono divertirsi in modo sano. «È cambiato il divertimento? Sì, ma in primis è la musica ad essere cambiata e da lì a catena si modifica tutto il resto». A dirlo è Raffaele Di Nunzio, per tutti Jair, dj e animatore di lungo corso. «Sono cambiate le sonorità, i testi e la durata delle canzoni e con loro il modo di divertirsi dei giovani. – dice Raffaele – Ciò che resta immutata però è la voglia di farlo. Quella c’è sempre, soprattutto dopo gli ultimi anni passati chiusi in casa. L’importante, nel mio lavoro, è sapersi adattare a chi si ha di fronte e modificare le scelte musicali in base al target. Dalla musica trap alla commerciale anni ’90, cerchiamo di accontentare un po’ tutti».
Cambiano i tempi, cambiano i giovani e cambia la movida, ma la voglia di divertirsi resta la stessa. «A volte è difficile rapportarsi con ragazzini così piccoli, la gestione non è semplice. – conclude Patrizia – Ma finché ci sarà una buona fetta di ragazzi che sanno divertirsi ancora in modo sano, possiamo dirci felici e fortunati di vivere in questo territorio».
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