Frustrati, rancorosi e affetti da “sovranismo psichico”. Così sono gli italiani fotografati dal Censis

Italiani, popolo di poeti, santi e navigatori (sul web). E oggi anche sempre più pessimisti e arrabbiati. È la fotografia impietosa del nostro popolo che arriva dall’ultimo Rapporto CENSIS: il 52esimo. Lavoro, stabilità e crescita restano un miraggio e la parola “futuro” spaventa sempre di più. È lo stesso CENSIS a sottolineare come si registri una “assenza di prospettive di crescita, individuali e collettive”.

Se al Sud continua inesorabile il processo di spopolamento, anche il centro-nord sembra aver perso quel ruolo di “bussola” in grado di guidare e orientare il destino del paese. La nuova “malattia” dell’Italia sembra essere il “sovranismo psichico” come sottolinea il CENSIS. Insomma, a leggere il Rapporto non c’è da essere proprio orgogliosi della strada che abbiamo imboccato.

E l’economia? Tre italiani su quattro sono convinti che la loro ricchezza si sia ridotta rispetto a quella dei genitori, mentre per il 56,3% non c’è stato nessun cambiamento significativo rispetto all’anno precedente nel Paese. I più pessimisti sono quelli con basso reddito (89%) e basso livello di istruzione (96%). Per loro, infatti, l’Italia non avrà mai un futuro migliore. Anche per questo, le fasce meno abbienti tendono sempre di più a risparmiare e a spendere meno (il potere di acquisto degli italiani è sceso del 6,3% dal 2008), mentre nelle famiglie più benestanti la spesa per i consumi è cresciuta del 6,6% dal 2014 al 2017.

E si dà la colpa di tutto agli immigrati: il 63% degli italiani considera in maniera negativa il fenomeno dell’immigrazione. Il 58% pensa che sottraggano posti di lavoro e il 75% che contribuiscano ad aumentare la criminalità.

È preoccupante pensare anche come il concetto di merito sia letteralmente scomparso dal nostro vocabolario se, come evidenzia il Rapporto 2018, quasi il 50% degli Italiani pensa che non servano più modelli a cui fare riferimento. Basta internet per diventare famosi. Un vero e proprio “appiattimento” culturale determinato dal “fatalismo” digitale del web.

Chi dovrebbe contribuire a cambiare in positivo il Paese con la propria leadership politica viene visto, al contrario, come parte integrante di questa deriva socio-economico-culturale. Quasi la metà degli italiani considera i politici “tutti uguali”. Il dato sale al 73% dei giovani sotto i 35 anni. La politica, dunque, ispira sempre meno e fa impressione il dato diffuso sugli astensionisti alle urne, passati dall’11,3% del ‘68 al 28,4% di oggi.

Ma se guardiamo anche quanto l’Italia spenda in spesa per l’istruzione, forse questi dati diventano tutti più chiari. Siamo tra gli ultimi in Europa (3,9% del Pil. La media europea è del 4,7%). Peggio di noi fanno solo Romania, Bulgaria e Irlanda. Mentre il tasso di abbandono dai cicli di istruzione nel nostro Paese è quasi il doppio rispetto alla media europea (18% rispetto al 10,4%). È chiaro a tutti che abbassare il livello di cultura significa rendere più povero il Paese e più pessimista e arrabbiati i suoi abitanti.

Per riguarda i cambiamenti nella nostra sfera familiare, dal 2006 al 2016 i matrimoni sono scesi del 17,4% e in Italia ci sono sempre più single e separati, oltre che meno giovani. Come ne usciamo? Sicuramente abbandonando la strada della mediocrità e imboccando, finalmente, quella del merito. Riaprendo i nostri “confini mentali” e investendo di più in cultura, formazione e lavoro. Oggi siamo in un “limbo” da cui dobbiamo necessariamente uscire. “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!” scriveva il sommo poeta Dante nel canto VI del Purgatorio. A distanza di secoli, non è cambiato ancora nulla.

Giuseppe Lanese
Informazioni su Giuseppe Lanese 12 Articoli
Giornalista professionista, comunicatore e formatore. Collabora con Tiscali News ed è Responsabile Cultura dell'agenzia di stampa Primapress. Responsabile comunicazione dell'Ufficio Scolastico del Molise. Fa parte della rete dei Referenti del MIUR per le attività del Piano Nazionale Scuola Digitale ed è Componente del Cantiere nazionale Scuola Digitale di ForumPA. Collabora, come Cultore della materia, con l’Università Telematica Pegaso per il corso di “Comunicazione digitale e social media” ed è Cultore della materia per il corso di "Educazione degli Adulti" presso l'Università LUMSA di Roma. Dal 2016 è Consigliere del direttivo nazionale di AICA con delega ai rapporti con i media. E' autore di “Non è mai troppo tardi – Abc della scuola buona che comunica” (Magi Edizioni) 2016.

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