Nel contesto di un panorama geopolitico in continua evoluzione, i rapporti tra la Nigeria e la Russia hanno una natura complessa. La Russia ha fornito supporto militare e diplomatico alla Nigeria fin dagli anni novanta.

La Nigeria è il principale produttore di petrolio in Africa e il sesto nel mondo, quindi le due nazioni hanno interessi in comune nell’industria petrolifera, ma la recente apertura di una rotta marittima tra il porto russo di Novorossiysk sul Mar Nero e la Nigeria rappresenta un significativo sviluppo strategico per Mosca.
In questo mese di maggio 2025 è in partenza la prima nave container della flotta russa della compagnia A7 African Cargo Line fondata ad aprile 2025 da Andrei Severilov. L’iniziativa si inserisce nel più ampio tentativo di Mosca di rafforzare la propria presenza in Africa, diversificare le rotte commerciali, aggirare le sanzioni occidentali e costruire nuove alleanze nel Sud Globale, praticamente costruire un nuovo asse geopolitico.
Negli ultimi anni, la Russia ha intensificato i propri rapporti con vari Paesi africani, offrendo accordi militari, infrastrutturali ed energetici in cambio di sostegno politico, di minerali strategici e dell’accesso ai porti. L’apertura della rotta prevede la partenza dal porto di Novorossiysk in Russia attraverso il Mar Nero, lo Stretto del Bosforo, il Mar Egeo, il Mar Mediterraneo, il Canale di Suez, il Mar Rosso, il Golfo di Aden, l’Oceano Indiano e infine il Golfo di Guinea fino ai porti nigeriani.
Il principale Porto di Lagos , il Porto di Onne specializzato nel supporto all’industria petrolifera e del gas, hub logistico chiave, il Porto di Bonny Island: specializzato sull’esportazione di gas naturale liquefatto (GNL), cruciale per le esportazioni energetiche della Nigeria. Praticamente uno dei più grandi produttori di petrolio e gas del continente africano consolida l’intenzione russa di accedere ai mercati africani non solo dal punto di vista commerciale, ma anche quale piattaforma logistica e militare.
La Nigeria, da parte sua, ha un forte interesse a diversificare i propri partner internazionali, specie in un momento di crescente instabilità nella regione del Sahel e nel Golfo di Guinea. La cooperazione con la Russia potrebbe portare vantaggi in termini di forniture militari, investimenti infrastrutturali e cooperazione energetica. L’Etiopia e l’Eritrea sono dei tasselli strategici di questo puzzle russo.
Nel Corno d’Africa, l’Etiopia e soprattutto l’Eritrea rappresentano per Mosca obiettivi primari. L’Eritrea, con il suo accesso al Mar Rosso, è uno dei pochi Paesi africani che ha sostenuto apertamente la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Il porto eritreo di Massaua, in particolare, potrebbe diventare un punto d’appoggio strategico per la marina russa, rafforzando la presenza di Mosca nel Mar Rosso. L’Etiopia, pur con una politica estera più bilanciata, resta un partner ambito per il suo peso demografico e regionale.
Mosca mira a includere Addis Abeba in un’alleanza più ampia nel continente, sfruttando anche le tensioni con l’Occidente dopo la guerra nel Tigray, che ha avuto solo un cessate il fuoco nel 2022, rimanendo irrisolte le ostilità , come il rientro delle truppe eritree e l’assetto amministrativo del Tigray occidentale. Se la Russia riuscisse a ottenere le basi logistiche o portuali in Eritrea, o in Somalia attraverso alleanze indirette, potrebbe creare un corridoio navale che dal Mar Nero si estende al Golfo di Guinea passando per il Mar Rosso e l’Oceano Indiano. Le implicazioni per il Mediterraneo sarebbero inevitabili, l’espansione marittima russa verso l’Africa subsahariana diventerebbe un passaggio strategico attraverso lo Stretto di Gibilterra o il Canale di Suez. In entrambi i casi, la Russia rafforzerebbe la sua capacità di proiettarsi quale potenza navale in acque strategiche dove già mantiene la sua presenza, come in Siria con la base navale di Tartus.
Tutto ciò può solo portare delle serie preoccupazioni per i Paesi NATO del Mediterraneo, in particolare per l’Italia, la Francia e la Grecia, che vedono con crescente sospetto la militarizzazione russa della regione. Inoltre, l’intensificazione della presenza russa in Nord Africa e nella fascia sub-sahariana potrebbe spingere l’Unione Europea a rivedere la propria strategia mediterranea, rafforzando le politiche di difesa comune e le missioni di contenimento nelle acque internazionali.
Fare delle “ previsioni” dei possibili scenari è praticamente come attuare su di una scacchiera la mossa “gambito”, una mossa molto audace e rischiosa, che può portare a risultati sorprendenti se gestita correttamente. Si potrebbe passare dal multipolarismo agli eventuali conflitti ma anche a possibili convergenze. Se la rotta marittima si dimostrasse stabile e redditizia, anche grazie al ribasso delle tariffe di trasporto del 50%, la Russia potrebbe investire ulteriormente in basi logistiche in africa, accrescendo la propria influenza e diventando un attore chiave nelle rotte energetiche e commerciali globali, creando un indiretto scontro con l’Occidente, tanto da innescare reazioni da parte di stati Uniti ed Europa, oltre gli alleati regionali come la Turchia e l’Egitto, con una crescente militarizzazione del Mar Rosso e del Mediterraneo orientale.
La nuova rotta marittima tra Russia e Nigeria non è quindi solo una mossa commerciale, ma un tassello di un piano geopolitico più ampio. La volontà a ridisegnare le sfere d’influenza globali in un contesto sempre più multipolare, mettendo alla prova le capacità di risposta dell’Occidente, la resistenza dell’Africa e gli equilibri delicati del Mediterraneo. I prossimi mesi saranno cruciali per capire se questo nuovo corridoio marittimo rappresenterà un’opportunità di sviluppo o una miccia per nuovi conflitti.
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